E’ morto annegato a 27 anni nel lago di Garda per aiutare un bambino tedesco in difficoltà. Sale il numero delle vittime decedute nei laghi della Lombardia
Il ragazzo di 27 anni morto annegato nel lago di Garda ieri pomeriggio, martedì 13 luglio 2024, non c’ha pensato un secondo in più quando ha visto quel bimbo tedesco in difficoltà nelle acque.
Così si è tuffato per cercare di salvarlo, trovando lui stesso la morte ad attenderlo in fondo al lago. La tragedia, l’ennesima nel giro di poco tempo, è avvenuta nel territorio di Riva del Garda.
Annega per salvare un bambino
Secondo alcune testimonianze raccolte dagli investigatori e dalla ricostruzione effettuata, pare che il giovane 27enne, cittadino indiano, si fosse buttato nel lago per salvare un bambino in difficoltà, ma il ragazzo non è più riemerso dal fondo delle acque.
La vittima era in vacanza con gli amici sul lago di Garda. Quando i suoi amici non hanno visto più riemergere il 27enne hanno allertato immediatamente i soccorsi. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco volontari di Riva del Garda e i colleghi permanenti di Trento con il nucleo sommozzatori, la Guardia costiera, il servizio “Spiagge sicure”, i soccorsi sanitari e i carabinieri di Riva del Garda.
Il recupero del corpo
Subito sono iniziate le ricerche del corpo del 27enne, terminate verso le 18 di ieri quando dalle acque del lago è stato recuperato il corpo senza vita del giovane. Inutili i tentativi dei soccorsi sanitari di rianimarlo, alla fine è stato dichiarato il decesso del giovane.
In quella stessa zona di Punta Lido poco meno di un mese fa un altro incidente mortale nelle acque dove hanno perso la vita una donna di 52 anni e il figlio di 19, trovati a circa 18 metri di profondità a poca distanza l’uno dall’altro.
Morti annegati nelle acque dolci
Sono molte le morti per annegamento che questa estate si sono registrate nelle acque di laghi e fiumi in Lombardia. Dalla tragedia della bambina di 7 anni annegata in un lago in provincia di Cuneo mentre era al centro estivo, alla morte del piccolo di 4 anni, annegato dopo essere caduto in una piscina, poi la morte di madre e figlio ritrovati sul fondo del lago di Garda e ancora il decesso nelle acque del lago d’Iseo del 73enne Guido Belussi avvenuto lo scorso 5 agosto.
E ancora i due giovani spariti nelle acque del fiume Brenta dove si erano tuffati per recuperare un pallone; poi la tragedia del Natisone dove 3 ragazzi sono stati portati via dalla corrente del fiume a causa del maltempo. Questi sono solo gli ultimi episodi di cronaca che contano le vittime nei laghi e nei fiumi nel nord Italia di questa estate.
Da giugno ad oggi sono 25 le vittime a cui si aggiunge l’ultimo caso di annegamento del giovane 27enne indiano. Statisticamente è un morto ogni due giorni secondo i dati raccolti da Sima – Società italiana di medicina ambientale – che calcola in media 400 morti annegati in acqua, in mari, laghi, fiumi e torrenti in Italia.
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Perché si muore di più nei laghi
L’anno delle tragedie in acqua è il 2022, quando in appena due mesi, nei laghi e nei fiumi lombardi sono annegate 25 persone. Tra questi molti erano giovani. Ma perché nelle acque dei laghi si muore con maggiore facilità rispetto alle acque salate dei mari? Secondo gli specialisti, le acque dolci come fiumi e laghi hanno una temperatura molto più bassa, poi la velocità della corrente e la presenza di numerosi manufatti idraulici espongono i bagnanti a gravissimi pericoli.
Inoltre, spesso chi fa il bagno in queste acque non tiene conto dell’aumento di calore nel corpo. Così, il repentino cambio tra la temperatura del corpo e il freddo dell’acqua porta a una diminuzione del battito cardiaco e della pressione arteriosa: fattore che spesso da origine a una diminuzione del flusso sanguigno nel cervello e ad una conseguente perdita dei sensi.