Dopo la denuncia di Sky è iniziata un’indagine della Guarda di Finanza contro l’uso del “pezzotto”. Tredici persone indagate
Volgarmente chiamato pezzotto, questo dispositivo è un decoder illegale che consente di accedere a Netflix, Dazn, Sky ed altre piattaforme a pagamento in modo completamente gratis, senza sottoscrivere un abbonamento. La legge anti-pezzotto del 14 luglio 2023 è intervenuta in materia stabilendo sanzioni anche pesanti per chi adopera questo dispositivo e, proprio in queste ultime ore, anche la Guardia di Finanza si è mossa in questa direzione.
Dopo la denuncia presentata da Sky Italia, la Guardia di Finanza ha aperto un’indagine su chi gestisce i network che stanno alla base del pezzotto ed ha effettuato 14 perquisizioni nei confronti di 13 soggetti indagati, residenti in Italia e all’estero. Questi sono accusati di “gestire network di distribuzione illegale dei maggiori palinsesti televisivi protetti da diritti d’autore, decriptando e redistribuendo illegalmente i contenuti dei più importanti player televisivi mondiali tramite piattaforme Iptv non autorizzate” e tutto ciò, come specifica anche la Guardia di Finanza stessa, causa un danno economico significativo per le legittime emittenti. Ecco quindi cosa rischia chi sta usando questo dispositivo.
Leggi anche – Tragedia in cascina, 18enne morto schiacciato da una seminatrice
Leggi anche – Lega il figlio malato al parco perché “posseduto dal demonio”. Arrestato 68enne
Come operavano gli indagati
L’indagine della Guardia di Finanza ha permesso di scoprire più di un milione di utenti che utilizzavano il pezzotto. Il metodo d’utilizzo attuale è diverso e innovativo rispetto a quelli di una volta: i pirati, infatti, riescono a trasformare i programmi delle pay tv e delle piattaforme di streaming in programmi in chiaro e, quindi, trasmettere quel segnale a tutti i loro clienti. I 13 soggetti ad oggi indagati sono accusati di accesso abusivo a sistemi informatici e detenzione di codici d’accesso, nonché del reato previsto dall’articolo 171 della legge sul diritto d’autore.
La legge 633/41 all’articolo 171, inoltre, stabilisce che chi produce, vende, promuove, installa, modifica, utilizza o importa apparati o parti di apparati atti alal decodificazione di trasmissioni a fini fraudolenti rischia una reclusione da sei mesi a tre anni e la multa da 2582 euro a 25.822 euro.
I rischi per gli utenti
Se tutto ciò che abbiamo appena detto riguarda chi vende i pezzotti e chi mette in atto le strategie per aggirare le pay tv, gli utenti e quindi coloro i quali deliberatamente decidono di affidarsi a questo metodo illegale di fruizione dei contenuti a pagamento sono anch’essi a rischio.
A parlarne è l’articolo 174-ter della legge 633/41 che stabilisce una sanzione amministrativa di 154 euro e la confisca degli strumenti usati per compiere l’attività illecita. In caso di recidiva, però, la multa può arrivare fino a 5mila euro. Al momento, la Guardia di Finanza di Milano ha oscurato i siti pirata e si è messa sulle tracce dei clienti, anch’essi punibili penalmente.