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Cronaca

Ramy Elgaml, perché i pm hanno bisogno di una perizia cinematica sull’incidente: quattro mesi per arrivare alla verità

Nonostante la corposa documentazione prodotta, nel caso di Ramy Elgaml la Procura vuole approfondire ancora l’accaduto. Ecco la strategia della Procura del capoluogo.

C’era spazio per una frenata o manovra di emergenza prima dell’urto e del successivo schianto dei mezzi? È questa la domanda alla quale, secondo la Procura della Repubblica di Milano, bisogna rispondere prima di un eventuale processo.

Ramy Elgaml, perché i pm hanno bisogno di una perizia cinematica sull’incidente: quattro mesi per arrivare alla verità (ANSA FOTO) – MilanoCityrumors.it

L’unica possibilità per fare chiarezza in modo definito è rappresentata da una perizia cinematica sulla dinamica dell’incidente. Il caso è quello della morte di Ramy Elgaml, il 19enne che il 24 novembre 2024 al quartiere Corvetto di Milano era in sella allo scooter guidato dall’amico Fares Bouzidi e inseguito per otto chilometri dai carabinieri dopo non esserti fermato ad un posto di blocco.

I pm vogliono essere certi di avere tutti gli elementi chiari per poter decidere se chiedere il processo per omicidio stradale per entrambi gli indagati, Bouzidi e il militare che era alla guida. La tragedia ha scatenato polemiche e disordini nel quartiere Corvetto, e probabilmente anche per questo la Procura vuole avere la massima certezza prima di procedere.

Ramy, bocciata una prima richiesta di perizia “definitiva”

Già una prima volta, però, la gip Maria Idria Gurgo ha bocciato la richiesta riguardante una perizia “definitiva”, in quanto la documentazione poteva anche essere acquisita nel corso del processo. I pm Giancarla Serafini e Marco Cirigliano nella seconda richiesta hanno chiarito in nove pagine l’importanza di chiarire la questione della distanza nell’ultima fase dell’inseguimento tra la macchina dei carabinieri e lo scooter.

Le perizie depositate dalle parti fino a questo momento sarebbero infatti contrastanti. Oltre alla guida pericolosa da parte dell’amico del 19enne, le indagini hanno messo in luce anche la distanza inidonea tenuta dal militare, meno di 1,5 metri, troppo vicino alla moto prima dell’urto all’incrocio tra via Ripamonti e via Quaranta. Il consulente dei pm, l’ingegnere Domenico Romaniello, però, nella sua relazione aveva scritto che l’unico responsabile era Bouzidi, mentre il carabiniere aveva avuto un comportamento corretto.

Ramy, bocciata una prima richiesta di perizia “definitiva” (ANSA FOTO) – MilanoCityrumors.it

Dunque la distanza non contava, perché si trattava di un’operazione di pubblica sicurezza. Alla Procura ciò non basta. Bisognerebbe verificare, ripartendo da zero, il punto in cui è avvenuto l’impatto tra i veicoli, la configurazione dei mezzi al momento dell’urto, le traiettorie e gli angoli di traiettoria nelle fasi immediatamente precedenti all’impatto, l’assetto dinamico dei mezzi, la distanza tenuta dalla macchina dei carabinieri rispetto allo scooter prima dell’impatto.

E poi la possibilità per il conducente dello scooter di completare la manovra di svolta in assenza di un urto e la possibilità per il conducente dell’auto dei carabinieri di evitare l’impatto con una frenata di emergenza. Qualora la gip dovesse dare il via libera alla perizia cinematica ci vorranno quattro mesi di tempo affinché il nuovo consulente completi le proprie analisi.