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Cronaca

Pagavano per uccidere, inchiesta della Procura di Milano: chi sono gli italiani che sparavano “per divertimento” a Sarajevo

L’orrore senza fine di Sarajevo nelle carte della Procura di Milano. Tra i cosiddetti turisti-cecchini ci sarebbero stati anche molti italiani. Cosa sappiamo finora.

Turisti della guerra, cecchini per divertimento nel weekend contro i cittadini di Sarajevo tra il 1993 ed il 1995. Tra di essi, anche molti italiani, almeno secondo il giornalista e scrittore Ezio Gavazzeni, la cui denuncia ha portato all’apertura di un’inchiesta da parte della Procura della Repubblica di Milano.

Pagavano per uccidere, inchiesta della Procura di Milano: chi sono gli italiani che sparavano “per divertimento” a Sarajevo (ANSA FOTO) – MilanoCityrumors.it

Non si tratta di un fenomeno nuovo. Molte testimonianze, raccolte anche nel documentario del 2022 Sarajevo Safari di Miran Zupanic, raccontano di stranieri benestanti che pagarono per poter sparare sulla popolazione durante l’assedio. Il contesto è quello della guerra in Bosnia ed in particolare dell’assedio di Sarajevo, durato quattro anni, dal 5 aprile 1992 al 29 febbraio 1996. Il crollo dell’ex Jugoslavia portò i nazionalisti serbi a voler creare una Grande Serbia.

Sarajevo, multietnica e protetta dall’Esercito della Repubblica di Bosnia-Erzegovina, rappresentava un ostacolo in quanto bosniaci musulmani, minoranze croate e serbe rifiutavano il nazionalismo. La città du quindi assediata dalle forze serbo-bosniache, supportate dalla Serbia di Slobodan Milošević, che la circondarono da tutte le alture. La popolazione si ritrovò esposta a bombardamenti, senza elettricità, con acqua e cibo razionati.

Gli ospiti stranieri che raggiungevano le postazioni sulle colline

Quella dei cecchini fu una tattica deliberata. Lo scopo era colpire i civili per costringere la città all resa. Stando a quanto emerse al termine del conflitto, le milizie di Radovan Karadzic permettevano anche a ospiti stranieri di raggiungere le postazioni sulle colline. A carissimo prezzo, fornivano loro armi e munizioni e consentivano di sparare su obiettivi urbani. Una pratica criminale e aberrante.

Il fascicolo aperto a Milano è di competenza del pm Alessandro Gobbis. L’accusa è di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà e dai motivi abbietti, al momento a carico di ignoti. Gavazzeni si è avvalso della collaborazione di due avvocati e dell’ex magistrato Guido Salvini. In base alle testimonianze raccolte, da tutto il nord Italia questi cecchini del weekend, perlopiù simpatizzanti di estrema destra con la passione per le armi, si radunavano a Trieste.

Gli ospiti stranieri che raggiungevano le postazioni sulle colline (ANSA FOTO) – MilanoCityrumors.it

Da qui venivano portati poi sulle colline attorno a Sarajevo. Nel fascicolo c’è una relazione su questi “ricchi stranieri amanti di imprese disumane” inviata alla Procura di Milano dall’ex sindaca di Sarajevo Benjamina Karic. Il Ros dei carabinieri è stato chiamato ad effettuare verifiche, ascoltando e persone indicate dallo scrittore. Sarebbe esistita anche “una tariffa per queste uccisioni: i bambini costavano di più, poi gli uomini (meglio in divisa e armati), le donne e infine i vecchi che si potevano uccidere gratis.

Alcune fonti parlano di americani, canadesi e russi, ma anche di italiani, che erano disposti a pagare per giocare alla guerra. Stando all’esposto, tra questi turisti-cecchini c’erano anche appassionati di caccia e armi. E la copertura dell’attività venatoria serviva così per portare, senza sospetti, i gruppi a destinazione a Belgrado.

“Ho visto questo a Sarajevo in diverse occasioni”

Ho assistito in più di un’occasione – ha raccontato John Jordan, un ex vigile del fuoco statunitense che era volontario nella città assediata – a persone che non mi sembravano persone del posto per il loro abbigliamento, per le armi che portavano, per il modo in cui venivano trattati, gestiti, cioè guidati dai locali. Ho visto questo a Sarajevo in diverse occasioni“.

La testimonianza è stata resa davanti alla Corte internazionale dell’Aja nel processo al comandante dell’esercito serbo-bosniaco Ratko Mladic. La Procura di Milano ha deciso di acquisire gli atti del Tribunale penale internazionale, in particolare quelli che hanno riguardato i crimini di guerra e contro l’umanità compiuti durante l’assedio di Sarajevo tra il ’92 e il ’96. Nel tardo pomeriggio di ieri c’è stata una riunione in Procura tra il procuratore Marcello Viola e il pm titolare dell’indagine assieme agli investigatori del Ros dei carabinieri.