Omicidio a Sesto San Giovanni: la vittima è il cognato di un boss

Ha un nome la vittima dell’omicidio avvenuto in via Fogagnolo a Sesto San Giovanni, si tratta di un parente stretto di un boss della malavita turca, assassinato nel 2005. Si profila l’ipotesi di un regolamento di conti

È stato identificato come HayatiHayim Aroyo, 62 anni, italo-turco e cognato del boss Hüseyin Saral.

Omicidio Sesto San Giovanni, polizia Scientifica
Gli agenti di investigativa e scientifica davanti al portone di via Fogagnolo, teatro dell’omicidio – Credits ANSA (Milano.CityRumors.it)

Si apre dunque a nuovi sviluppi il giallo avvenuto nel monolocale di via Umberto Fogagnolo a Sesto San Giovanni due giorni fa.

Omicidio Sesto, l’identità della vittima

Aroyo è dunque strettamente collegato a un boss turco noto alle forze dell’ordine, ucciso nel 2005 nel parcheggio di un centro commerciale in Calabria. Si profila dunque un fatto di sangue legato alla malavita organizzata, forse una ritorsione. Anche se gli sviluppi dell’indagine sono ancora tutti ion divenire.

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Secondo i risultati dell’autopsia presso l’istituto di medicina legale di piazzale Gorini a Milano, Aroyo è stato colpito da oltre trenta coltellate, concentrare sul torace, sull’addome e sulla zona pubica. Colpi inferti ovviamente per uccidere.

Una ferita al braccio destro suggerisce un estremo e inutile tentativo di difesa. L’arma del delitto non è stata trovata, ma le caratteristiche delle ferite fanno ipotizzare l’uso di un paio di forbici.

Omicidio Sesto, coltellate e incendio

Le fiamme, probabilmente innescate da un accelerante o da un accendino, sarebbero state appiccate dopo il delitto: testimoni riferiscono che l’assassino è uscito dall’appartamento per poi tornarvi circa mezz’ora dopo, dando fuoco all’abitazione. Il corpo è stato trovato sul letto, con poche tracce utili per le impronte digitali.

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La dinamica dell’omicidio sembra comprovare una chiara tendenza al depistaggio: la vittima sarebbe stata spostata sul letto e le fiamme sarebbero servite a nascondere le tracce. L’appartamento era stato concesso in subaffitto da uno studente universitario della Bicocca che si trovava altrove per le vacanze. Aroyo viveva nell’alloggio solo da pochi giorni, dopo averlo preso in uso per supporto durante un periodo di difficoltà economiche.

Indagini serrate

Le indagini, condotte dalla Squadra Mobile di Milano coordinata dal pm di Monza Marco Santini e guidata dal dirigente Alfonso Iadevaia, proseguono con l’esame dei tabulati telefonici e delle immagini di videosorveglianza nelle vicinanze.

Si stanno inoltre cercando di ricostruire contatti e frequentazioni della vittima per definire se si sia trattato di una vendetta maturata all’interno della rete criminale turca, o di dinamiche personali legate alla sua condizione di precarietà.

Scampato alla faida dei boss

Aroyo, scampato alla faida in Calabria vent’anni fa, torna protagonista della cronaca nera milanese: ora restano da capire moventi e mandanti di un delitto tanto efferato quanto sistematico. Un assassino è ancora a piede libero.

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