Omicidio Lorenzo Claris Appiani, ucciso in Tribunale: condannati al risarcimento il Ministero e i Vigilantes

Si è concluso il processo civile per la morte di Lorenzo Claris Appiani, ucciso nella sparatoria al Tribunale di Milano nel 2015: chi pagherà

La società di vigilanza All System e il ministero della Giustizia sborseranno più di 1,2 milioni di euro ai famigliari di Lorenzo Claris Appiani come risarcimento danni. Il Tribunale civile di Brescia si è espresso sulla morte dell’avvocato, avvenuta il 9 aprile 2015 per mano di un imprenditore a processo per bancarotta: ecco i fatti.

Omicidio Lorenzo Claris Appiani
Omicidio Lorenzo Claris Appiani: ci sono novità (milano.cityrumors.it / ansafoto)

Ormai nove anni fa, Lorenzo Claris Appiani si trovava nel palazzo di giustizia di Milano per l’udienza che vedeva l’imprenditore Claudio Giardinello a processo con l’accusa di bancarotta. A un certo punto, però, l’imputato ha tirato fuori una pistola e ha ucciso Claris Appiani, avvocato e testimone nel dibattimento e allora di soli 37 anni, il coimputato Giorgio Erba e, raggiunto nel suo ufficio, anche il giudice Ferdinando Ciampi. La famiglia del 37enne ha subito intentato una causa per stabilire le responsabilità di quella tragedia: oggi gli esiti.

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Le prime condanne

Fin dai primi momenti dopo la sparatoria, in tutt’Italia si sono sollevate enormi polemiche relative alle evidenti falle di sicurezza all’interno del palazzo di Giustizia di Milano. A processo, però, ci è finito solo uno dei vigilantes privati: assolto in primo grado, viene condannato in secondo grado ma muore a causa di un malore mentre attende l’appello bis, dopo la Cassazione. L’imprenditore responsabile della sparatoria e delle tre uccisioni, invece, viene condannato all’ergastolo.

Omicidio Lorenzo Claris Appiani
Omicidio Lorenzo Claris Appiani: ci sono novità (milano.cityrumors.it / ansafoto)

Parallelamente, i genitori dell’avvocato iniziano una causa civile a Brescia contro il Comune di Milano, la società privata di vigilanza e il ministero. Se il primo non è stato ritenuto responsabile e quindi è stato scagionato da ogni accusa, la seconda e il terzo sono stati oggi dichiarati obbligati al risarcimento dei danni.

Le motivazioni

A stabilire la sentenza di oggi è stato il giudice Gianni Sabbadini che, nelle motivazioni, ha sottolineato che è stato accertato che Giardello avesse introdotto l’arma, poi usata per gli omicidi, attraverso l’ingresso di via San Barnaba. La pistola era custodita all’interno di un valigetta correttamente fatta passare nel macchinario Fep, custodita dal vigilantes poi finito a processo. Qualcosa, quindi, non è andato come sarebbe dovuto andare: la macchina, infatti, avrebbe dovuto mostrare l’immagine di tre macchie scure, “…indicanti la presenza di elementi con numero atomico elevato, quindi presumibilmente di metallo“, fa sapere il Tribunale.

L’ingresso nel Palazzo di Giustizia di una persona con una pistola non può considerarsi all’evidenza un caso fortuito, né appare giustificabile il fatto che la suddetta persona abbia potuto poi spostarsi indisturbata nel Palazzo di Giustizia dal terzo piano al secondo piano, dopo aver già sparato vari colpi in aula attingendo più persone” ha specificato il tribunale, sottolineando quindi che questo sia potuto avvenire solo a causa di un’evidente carenza nel controllo della sicurezza.

Le parole dei famigliari

Il padre di Lorenzo, dopo la sentenza del Tribunale civile di Brescia, ha voluto esprimere tutta la propria soddisfazione nel vedere riconosciute le responsabilità del ministero di Giustizia in merito alla morte di suo figlio: per quanto non sia stato per loro possibile ottenere giustizia nell’ambito penale, quantomeno sono riusciti con la causa civile.

 

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