Prima stordita e poi uccisa nel suo attico a Milano. Prima dell’omicidio l’ereditiera Fiorenza Fancilio aveva confessato le sue paure verso il comportamento malato del figlio Guido
E’ stata trovata esimine sul pavimento del grande salotto nel suo attico in via Crocefisso, tra corso Italia e le Colonne di San Lorenzo, al civico 6 a Milano. Il corpo martoriato avvolto in un piumone bianco e in alcuni asciugamani. Una ferita profonda all’altezza della fronte causata dal colpo, o più di uno, sferrato con un pesante oggetto presente in casa. Ad una prima analisi, verosimilmente compatibile con un attrezzo da palestra.
La 73enne Fiorenza Rancilio, prima di essere ammazzata è stata, molto probabilmente, stordita con qualche sostanza. Ieri, mercoledì 13 dicembre, giorno dell’omicidio, nessuno ha sentito urlare fino a quando alle 9.30 della mattina i dipendenti hanno iniziato a preoccuparsi non vedendola arrivare in ufficio. Negli ultimi tempi la donna aveva confidato di avere paura del figlio Guido, di quando in piena crisi “impazziva e spaccava tutto”.
Il figlio Guido
Il figlio dell’ereditiera milanese, Guido Augusto Gervaso Gastone Pozzolini Gobbi Rancilio è ora accusato di omicidio volontario aggravato e al momento è guardato a vista dai carabinieri dopo essere stato fermato e ricoverato presso il reparto di psichiatria del Policlinico.
Il 37enne era in cura da anni per una forma di schizofrenia. Diversi i ricoveri e le cure psichiatriche che, sporadicamente, sembravano anche funzionare. Almeno finché non arrivava l’ennesima ricaduta. Dopo aver ucciso la madre i carabinieri lo hanno ritrovato in un’altra stanza dell’attico, seduto e immobile.
I psicofarmaci
Stordito dalle benzodiazepine. Le stesse pasticche ritrovate sparse un po’ ovunque tra l’ottavo e il nono piano del palazzo. Guido è stato un bambino cresciuto quasi in isolamento, tra guardie private e regole ferree imposte dalla famiglia Gervaso-Roncilio. Nel 1995 con un decreto del ministero della Giustizia, aveva fatto aggiungere al suo cognome anche quello materno. Successivamente iniziano le prime crisi e la diagnosi di schizofrenia. In casa, ieri, i militari dell’Arma hanno trovato decine di psicofarmaci.
Quella famiglia troppo ingombrante
Il delitto della 73enne è avvenuto proprio all’interno di quello che da sempre è ritenuto “il quartier generale dei Rancilio”, il casato fondato dal padre Gervaso, imprenditore giunto al potere negli anni del boom economico, e oggi colosso immobiliare in mezza Europa.
Una famiglia spudoratamente ricca ma al tempo stesso maledetta. Il fratello di Fiorenza, Augusto Rancilio, architetto di 26 anni, nel 1978 era stato rapito dalla ‘ndrangheta a Cesano Boscone periferia di Milano. Da quel rapimento il 26enne ne uscirà morto, ammazzato in Aspromonte, in Calabrai, dai suoi carcerieri dopo aver cercato di fuggire. Sono stati infiniti gli appelli del padre Gervaso ai rapitori del figlio Augusto pur di riavere almeno il corpo.
Quella tragedia di 45 anni fa aveva segnato profondamente la famiglia che oggi si appresta a vivere un secondo dramma con la morte di Fiorenza. Lei e il marito, anch’egli erede di una storica famiglia di gioiellieri milanesi, si erano trasferiti in Svizzera per paura di subire altri rapimenti. Qui, nell’ospedale di Lugano, era nato Guido.
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Le indagini
Dopo l’omicidio e il ricovero in psichiatria del 37enne Guido, sono partite le indagini, coordinate dal pm Ilaria Perinu, che dovranno capire se, in passato ci siano stati altri segnali d’allarme che non sono stati valutati a dovere.
Il cadavere della 73enne è stato trovato dalla domestica insieme a un dipendente delle due società immobiliari della famiglia Roncilio, la Palladium group e Omnium, che hanno sede proprio nella stessa via dove è avvenuto l’assassinio e un parente. I tre hanno fatto il loro ingresso all’interno del grande attico milanese da un’ala secondaria trovandosi davanti uno spettacolo sconcertante. Non era ancora giunta l’ora di pranzo.