Omicidio Fiorenza Rancilio, trovata in casa con il cranio fratturato: fermato il figlio

Una donna di 73 anni morta in un appartamento in zona Porta Lodovica, a Milano. La dinamica del delitto di Fiorenza Rancilio e perché la famiglia non è una qualunque. Fermato il figlio. 

La donna 73enne è stata scoperta senza vita all’interno del suo appartamento in via Crocefisso (Porta Lodovica), a Milano: al civico numero 8 i carabinieri hanno scoperto il corpo di una donna di 73 anni.

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I carabinieri sono intervenuti per scoprire quanto accaduto a Fiorenza Rancilio (Immagine MilanoCityRumors)

La vicenda è accaduta intorno all’ora di pranzo di mercoledì 13 dicembre 2023. La vittima si chiamava Fiorenza Rancilio, presidente della Fondazione “Augusto Rancilio”.

Cosa è accaduto

Secondo le informazioni raccolte, la donna avrebbe riportato gravi fratture all’altezza del cranio, rimanendo colpita da un oggetto contundente. È stata trovata a terra riversa e senza alcun segnale di vita. Ad allertare sarebbe stata la domestica della donna che avrebbe provato ad accedere in casa, ma senza riuscirci.

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Carabinieri indagano sul delitto avvenuto a Milano. Fiorenza Rancilio è stata colpita a morte nel suo appartamento (ANSA)

La donna non avrebbe aperto la porta, impossibilità proprio nel farlo, chiedendo aiuto a chi si trovava negli uffici di Palladium Group e Omnium Servizi Immobiliari, di proprietà della famiglia Rancilio. Soltanto a questo punto, invece, il figlio avrebbe aperto la porta: si tratta di un giovane di 36 anni, probabilmente trovato sotto l’effetto di psicofarmaci. E’ il principale sospettato dell’omicidio e verso la mezzanotte i Carabinieri lo hanno fermato perché indiziato di delitto.

In caso della donna era presente il figlio che abita al piano sotto quello in cui si trova l’appartamento della madre. Potrebbe aver assunto psicofarmaci, ma sulla vicenda non ci sono ancora conferme ufficiali. L’uomo 36enne è stato ricoverato in ospedale per tutta una serie di accertamenti. Inevitabile l’arrivo di vigili del fuoco, operazioni sanitari e carabinieri.

Figlio in stato di fermo

Poco fa, i Carabinieri della Compagnia Duomo hanno sottoposto a fermo di PG un *35enne* ritenuto responsabile dell’omicidio della madre 73enne, rinvenuta senza vita questa mattina presso la sua abitazione in via Crocefisso a Milano. L’uomo è attualmente ricoverato presso il Policlinico di Milano dove è piantonato in stato di fermo.

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Chi è la vittima

La donna trovata morta è Fiorenza Rancilio, presidente della Fondazione “Augusto Rancilio“. Si tratta di un’associazione dedicata al fratello rapito nel 1978 a Parabiago dalla Anonima Sequestri che, però, non fece mai rientro a casa. Un caso che scosse all’epoca la cittadina della provincia di Milano, ma ancora senza alcun colpevole.

La famiglia Rancilio e il sequestro tragico

Proprio la famiglia della donna è conosciuta per la gestione dell’azienda di macchine del caffè, fondata a Parabiago nel 1896 dall’antenato Roberto. Attualmente l’azienda fa parte di Ali Group e vanta un fatturato di oltre 74 milioni di euro (dati 2022): circa 300 i dipendenti, la maggior parte di essi (più o meno 160) lavorano nella sede di Parabiago. La fondazione dedicata ad Augusto Rancilio è anche proprietaria di Villa Arconati, struttura che si trova a Castellazzo di Bollate.

Chi è il fratello Augusto Rancilio

Si tratta di un architetto italiano di 26 anni, residente a Parigi insieme alla sua famiglia, secondogenito di un imprenditore italo-francese. Il giovane fu rapito il 2 ottobre 1978 a Cesano Boscone (provincia di Milano). Suo padre Gervaso Rancilio annunciò di non poter versare alcun riscatto poiché le imprese furono sovvenzionate da banche, oltre che con debiti. Il 26enne fu rapito mentre entrava in un cantiere edile a Cesano Boscone da un commando. Nulla da fare per il figlio del ricco imprenditore italo-francese, dopo tanti anni la svolta sulla vicenda.

La confessione di un boss

Nel 1993 il boss di Platì, Saverio Morabito, trapiantato a Milano, cercò di fare luce su una dei più tragici eventi di cronaca in Lombardia. Il sequestro si concluse tragicamente, il giovane architetti venne ucciso poiché tentò di fuggire dalla sua prigione a San Giorgio su Legnano.

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