A sei giorni dall’omicidio di Antonio Bellocco, esponente del noto clan della ‘ndrangheta e membro influente della curva interista, emergono nuovi dettagli sull’efferato delitto commesso dal capo ultrà dell’Inter Andrea Beretta.
Un omicidio che sembra uscito dalle pagine di un romanzo noir. O forse da una delle tante docufiction che negli ultimi anni hanno cercato di leggere tra gli ambienti del tifo organizzato che a quanto pare nascondono molto più che le coreografie e l’organizzazione delle trasferte.
La drammatica morte di Antonio Bellocco, membro di spicco del clan Bellocco-Pesce e figura di rilievo nella curva dell’Inter, scuote non solo il mondo del tifo, ma anche quello della criminalità milanese.
Omicidio Bellocco, cosa è accaduto
Sei giorni fa, Antonio Bellocco è stato ucciso a Cernusco sul Naviglio, nel nordest milanese, per mano di Andrea Beretta, altro storico capo ultrà nerazzurro. Il delitto è avvenuto nei pressi della palestra Testudo e secondo quanto evidenziato dall’autopsia avrebbe avuto caratteristiche di brutale violenza. Secondo l’esame postmortem sono state ben 21 le coltellate inferte alla vittima, 11 delle quali risultate fatali.
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L’autopsia eseguita sul corpo di Bellocco ha fornito anche altri dettagli agghiaccianti. Delle undici coltellate letali sei hanno colpito il cuore e cinque il collo, causando la morte pressoché istantanea del 36enne. Il referto medico ha escluso la presenza di proiettili nel corpo della vittima, smentendo così le prime ipotesi su un possibile secondo sparo, ipotesi che era stata formulata sulla base delle testimonianze di un passante presente sulla scena del crimine.
Le ipotesi sul delitto
Secondo le prime ricostruzioni degli inquirenti, l’omicidio si sarebbe consumato all’interno dell’auto di Bellocco, parcheggiata proprio davanti alla palestra dove i due erano entrati al culmine di una discussione.
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Andrea Beretta, spinto dal timore di essere a sua volta eliminato da Beretta, avrebbe semplicemente deciso di agire per primo. Dopo una discussione fuori dalla palestra, le tensioni tra i due sarebbero culminate in una colluttazione avvenuta all’interno del veicolo. Durante lo scontro, Beretta avrebbe estratto una pistola, ferendo Bellocco che avrebbe reagito con una frenetica serie di coltellate letali.
Premeditazione o raptus?
Gli inquirenti stanno cercando di ricostruire i momenti immediatamente precedenti al fatto di sangue raccogliendo anche alcune testimonianze tra i frequentatori della palestra. L’aggressione sarebbe iniziata con una serie di minacce verbali, culminate poi in un violento alterco fisico.
Secondo alcune fonti vicine alle indagini, Beretta potrebbe aver reagito a un’improvvisa minaccia percepita, utilizzando prima l’arma da fuoco e poi, dopo che la situazione era degenerata, un coltello per infliggere i colpi mortali. La violenza estrema e la determinazione con cui Beretta ha colpito la vittima suggeriscono una furia incontrollata o una paura così intensa da spingere a un’azione tanto feroce.
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Gli inquirenti, che dopo il primo interrogatorio hanno convalidato il fermo di Andrea Beretta, dovranno cercare di capire proprio questo: se l’omicidio è stato pianificato o se è stato l’esito di un raptus. Anche perché Beretta non si è fermato nemmeno dopo avere ferito molto gravemente Bellocco. Tanto che le ultime coltellate potrebbero essere state inferte quando l’uomo ormai era già morto.
Ventuno coltellate
Alcuni testimoni oculari raccontano che, dopo essere uscito dall’auto, l’aggressore sarebbe tornato nuovamente nel veicolo per infliggere altri colpi. Due persone presenti avrebbero inutilmente tentato di fermare Beretta mentre si stava accanendo sulla vittima.
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La furia si sarebbe esaurito dopo solo la ventunesima coltellata. A questo punto Beretta si sarebbe calmato e avrebbe atteso l’arrivo delle forze dell’ordine arrivate pochi minuti dopo insieme ai soccorsi quando ormai per Antonio Bellocconon c’era più nulla da fare.
La riunione degli Ultrà
Inutile sottolineare che l’episodio ha provocato molta tensione e reazioni scomposte anche negli ambienti della Curva Nord. Per domani è stata indetta una riunione tra i capi ultrà in programma in uno dei luoghi storici del tifo organizzato, il Baretto dello stadio, immediatamente fuori dalla curva interista a San Siro.
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A convocare l’incontro Nino Ciccarelli, storico leader della curva interista. All’incontro parteciperanno tutti i leader del tifo interista tra i quali anche Marco Ferdico, altro leader dei tifosi organizzati dell’Inter che risulta molto vicino a Bellocco. Ferdico ha espresso il suo cordoglio per l’amico scomparso con una serie di post sui social media, in cui sottolinea la perdita di un “fratello” e un “guerriero”.
Una situazione, insomma, particolarmente tesa e delicata. Tant’è che gli investigatori oltre a ricostruire tutto il pregresso rispetto al fatto di sangue stanno anche cercando di capire in che modo la situazione potrebbe evolversi nei delicatissimi ambienti del tifo ultrà.
Ulteriori indagini
Nel frattempo, le indagini proseguono. A curarle i PM Paolo Storari e Sara Ombra, che stanno cercando di ricostruire l’esatta dinamica dei fatti. Sebbene Andrea Beretta sia stato arrestato ed è attualmente detenuto nel carcere di Opera, ci sono ancora molti dubbi sulla sua versione dei fatti. Il capo ultrà sostiene di aver agito per legittima difesa, temendo un’aggressione da parte di Bellocco e del suo clan.
Tuttavia, le modalità dell’aggressione e l’efferatezza con cui è stata compiuta sollevano numerosi interrogativi. Gli investigatori stanno analizzando tutte le prove disponibili, comprese le testimonianze dei presenti e i dati dei cellulari di entrambe le parti, per determinare se vi siano stati contatti precedenti o minacce che possano confermare la versione di Beretta.