Morte Jordan Jeffrey Baby, il papà del trapper: “Non si è suicidato”

E’ stato trovato impiccato alle sbarre della sua cella nel carcere di Pavia Jordan Jeffrey Baby. Il padre del trapper di Bernareggio: “Mio figlio non si è suicidato”. Procura apre fascicolo d’indagine

Secondo il padre del trapper 26enne Jordan Jeffrey Baby, trovato morto suicida con un cappio al collo nella sua cella del carcere di Pavia dove stava scontando una pena a 4 anni e 4 mesi per rapina aggravata, non crede al gesto estremo del figlio. “Le cose non sono andate così, ma sono troppo scosso in questo momento per parlare, sono davanti al mio avvocato”.

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Morte Jeffrey Baby, per il padre del trapper 26enne “Non è suicidio”. (milano.cityrumors.it)

Il 55enne Roberto Tinti, padre dell’artista di Bernareggio, annuncia querela per la morte in carcere avvenuta martedì scorso all’1.30 della mattina. Nel frattempo la Procura della Repubblica di Pavia ha aperto un’indagine e disposto l’autopsia sul cadavere del giovane.

Il padre di Jeffrey Baby

Il giorno dopo la devastante notizia del suicidio in carcere del figlio, Roberto Tinti, padre di Jeffrey Baby che da solo per un anno e mezzo ha cresciuto l’artista dopo che la mamma Sinti se ne è andata, ha avuto il primo incontro con l’avvocato di Jordan, il legale Federico Edoardo Pisani.

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Morte Jeffrey Baby, per il padre del trapper 26enne “Non è suicidio”. (facebook)(milano.cityrumors.it)

Insieme hanno scelto da dove partire: prima con la querela contro ignoti. L’avvocato racconta, come riporta il Giorno: “(Jordan ndr) aveva progetti per il futuro, voleva fare delle pubblicazioni, aveva preso contatti con un ragazzo che fa musica. Ma, al di là di questo, ci sono circostanze che meritano approfondimento”.

Intanto il legale è atteso per oggi dal pubblico ministero della Procura di Pavia che, nel frattempo, ha già acquisito le denunce in cui l’artista era parte civile. Dopo il decesso del trapper in carcere, il magistrato ha già aperto un’indagine e disposto l’autopsia sul corpo del 26enne.

Le due denunce del trapper

Le due querele acquisite dal pm della Procura di Pavia si riferiscono: una a maltrattamenti che Jordan Jeffrey Baby avrebbe subìto quando era in cella insieme all’imputato, suo complice nella rapina a sfondo razziale ai danni di un operaio nigeriano 42enne in Brianza, per cui il processo è ancora in corso, il romano 26enne e trapper “Traffik”.

La seconda denuncia presentata come vittima di una presunta violenza sessuale commessa da un successivo compagno di cella nella casa circondariale di Pavia, e per la quale è stata presentata opposizione alla richiesta di archiviazione. Ora l’avvocato di Jordan sostiene: “Dopo le querele, l’hanno riportato nello stesso carcere, deve essere stato come tornare all’inferno per lui”.

I tentativi di suicidio e la depressione

Jeffrey Baby prima del presunto gesto estremo in carcere di martedì scorso aveva già tentato due volte il suicidio in cella. La prima volta a gennaio dello scorso anno, poi a febbraio del 2023 quando l’avevano trovato per terra con una ferita alla testa, privo di sensi dopo che il cappio al collo non aveva retto il peso e allentandosi aveva fatto cadere il ragazzo a terra.

Accanto al corpo era stata trovata una lettera indirizzata al padre Roberto in cui il trapper spiegava: “Ho ceduto e perso la mia più importante battaglia: quella contro la depressione, che mi affligge da mesi ormai. Scusa per non essere mai riuscito ad essere il figlio perfetto né tanto meno mai un buon figlio”.

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La comunità terapeutica

Dopo quel gesto, il legale di Jeffrey Baby, l’avvocato Federico Edoardo Pisani aveva chiesto e ottenuto l’ingresso del suo cliente in una comunità terapeutica di Pavia. “Ero riuscito a dimostrare che la carcerazione era di grave pregiudizio per lui, per lo stato di tossicodipendenza e per la situazione di abusi che denunciava. Ho presentato al Sert di Pavia cinque email ma non hanno mai risposto, avevo chiesto un sollecito al Tribunale”.

Ma in comunità il 26enne era stato trovato in possesso di un telefonino e un pacchetto di sigarette vietati dal regolamento così il magistrato di sorveglianza ha sospeso l’affidamento in comunità rispedendo il trapper in carcere.

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