Tiene banco in Tribunale a Milano il caso delle piste ciclabili-killer che nel 2023 avrebbero causato la morte di due donne. Ecco tutti gli ultimi aggiornamenti.
Sono slittate al prossimo 17 dicembre le due sentenze nei processi con rito abbreviato, davanti al gup Alberto Carboni, che vedono tra gli imputati per omicidio stradale Marco Granelli, assessore alla Cura del territorio del Comune di Milano.

Granelli è finito imputato per due casi con al centro due incidenti stradali distinti. Nei sinistri sono morte due donne, investite nel 2023 mentre erano in bicicletta. Le accuse per l’assessore fanno riferimento, in particolare, a presunte irregolarità nella realizzazione delle piste ciclabili. Nel processo sulla morte di Veronica D’Incà di 38 anni la pm Barbara Benzi aveva chiesto una condanna ad un anno e quattro mesi.
Per l’altra vicenda, quella in cui è morta Cristina Scozia di 39 anni, la Procura ha chiesto un anno. Nel caso D’Incà, Benzi ha chiesto di poter replicare dopo gli interventi delle difese. Il giudice ha rinviato per i verdetti entrambi i processi a dicembre. Veronica D’Incà era in bicicletta su una ciclabile in viale Brianza, in zona piazzale Loreto, e fu investita da un camion il 1 febbraio 2023.
Milano, piste ciclabili: segnaletica insufficiente e nessun cordolo di separazione
Il 20 aprile dello stesso anno Scozia fu invece travolta e uccisa da una betoniera in manovra sulla pista ciclabile in via Sforza–corso di Porta Vittoria. Secondo l’accusa la pista era realizzata con segnaletica insufficiente e senza cordoli di separazione. Il procedimento si sta svolgendo con rito abbreviato davanti al gup Alberto Carboni, che ha riunito in un’unica sede entrambi i casi.
Al centro delle accuse il fatto che le corsie ciclabili siano state realizzate con criteri che avrebbero generato confusione o pericolo per i ciclisti. E che tutto ciò sarebbe concretamente correlato agli incidenti mortali. Per la difesa le opere sono invece conformi alle norme, e Granelli non ha comunque avuto un ruolo tecnico diretto. Non sarebbe dunque stato dimostrato un nesso causale tra le decisioni politiche e le singole morti.

Stando agli accertamenti della Procura, però, nel caso di Scozia, quel tratto di pista ciclabile, era stata autorizzata in via sperimentale per un anno nell’aprile 2020 dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Granelli a settembre 2020 avrebbe firmato un’ordinanza assieme a un altro dirigente, anch’egli imputato, per il segnale verticale di attraversamento per i ciclisti. Segnale che avrebbe implicato la precedenza delle biciclette nell’area dell’incrocio, ma sarebbe stato in contraddizione con i segnali orizzontali.
Inoltre il segnale verticale di direzioni consentite ‘diritto’ e ‘a destra’ per entrambe le corsie avrebbe implicato il conflitto fra auto e mezzi a motore che svoltano e biciclette che proseguono dritte verso via Visconti di Modrone. Infine il semaforo non avrebbe avuto specializzazione per le due corsie (auto e bici) in modo da evitare le collisioni. Una volta scattato il verde, l’autista della betoniera (che ha chiesto di definire il processo con un patteggiamento) avrebbe ripreso la marcia e svoltato a destra in un’unica manovra, travolgendo la bicicletta della 39enne che stava arrivando in quel momento sulla pista riservata e uccidendola.




