Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, interviene sulla guerriglia urbana al Corvetto e annuncia una maggiore presenza delle forze dell’ordine pur rifiutando l’idea di un effetto di disgregazione sociale nelle periferie
“Non c’è nessun effetto banlieue a Milano”, lo garantisce il sindaco di Milano Giuseppe Sala, intervenuto per fare il punto della situazione dopo giorni di acuta tensione in tutta la città a causa dei disordini al Corvetto.
Giornate di violenza successive alla morte del 19enne egiziano Ramy Elgaml deceduto tragicamente la settimana scorsa. Il motorino sul quale viaggiava ad alta velocità durante un inseguimento con i carabinieri si è schiantato. Fatale il violentissimo impatto a terra.
Un fatto che ha scatenato proteste di piazza che hanno assunto toni ancora più drammatici riaccendendo il dibattito politico e sociale su integrazione e periferie. Sala ha parlato ai giornalisti mercoledì pomeriggio, a margine dell’inaugurazione di un nuovo centro per migranti che apre a Milano.
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Sala ne è convinto: “Non c’è alcun effetto banlieue a Milano” ha dichiarato il primo cittadino con fermezza, smentendo l’ipotesi di un paragone con le degradatissime periferie parigine cui molti hanno accomunato le immagini di scontri, cassonetti dati alle fiamme, risse improvvise e scazzottate tra manifestanti e altri cittadini della zona.
Le manifestazioni a Corvetto sono state diverse nel corso degli ultimi giorni, alcune spontanee, altre organizzate. Una si è conclusa con un investimento che ha provocato quattro feriti: un SUV ha forzato il picchetto sulla strada di alcuni abitanti. Stessa cosa l’altra sera quando un motorino ha investito alcune persone nel corso di un’altra manifestazione. Le immagini sono state purtroppo molto violente e drammatiche.
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Un folto gruppo di ragazzi, tutti giovanissimi e con il volto coperto, hanno dato alle fiamme cassonetti, panchine, portoni, persino dei motorini presi dalla strada: mezzi a disposizione per il noleggio a breve termine. Sono stati momenti di grandissima confusione e la polizia ha faticato a riportare l’ordine in un contesto di fortissima tensione. Ci sono stati fermi e arresti. Diverse le persone contuse: molti quelli che hanno preferito non recarsi al pronto soccorso per evitare di essere identificati.
Sala torna su questi fatti: “Ho chiesto e chiederò, in attesa d’incontrarmi anche con il prefetto, una presenza ancor maggiore delle forze dell’ordine in città, e inviterò a Palazzo Marino i genitori e la famiglia di Ramy per un colloquio” ha affermato il primo cittadino, sottolineando l’importanza del dialogo con le persone direttamente coinvolte nella tragedia.
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La famiglia di Ramy, nelle parole del padre del giovane deceduto, ha preso le distanze dal clima di tensione e violenza di chi chiedendo giustizia e comunque un chiarimento sulle circostanze della morte del ragazzo, ha trasformato le serate di Corvetto in un clima di guerra civile.
Sala ammette che il problema c’è, ma non va esasperato: “Che Corvetto sia un quartiere delicato, ne siamo assolutamente consapevoli, ma ci stiamo lavorando attraverso il lavoro e la collaborazione di tante associazioni posizionate sul territorio. È un quartiere più difficile di altri ma non serve buttare nessuna croce addosso al Corvetto. Tutte le situazioni vanno affrontate. A suon di slogan non si va da nessuna parte”.
Il sindaco ha anche ammesso le difficoltà legate all’assenza di spazi di aggregazione: “Non c’è dubbio che manchino progetti. Indubbiamente questa è una delle nostre precise responsabilità, perché nei quartieri più problematici ci sono meno luoghi in cui accogliere, integrare e coinvolgere le seconde e terze generazioni ad avere interessi comuni. Di qui la delusione di questi giovanissimi, delusi da aspettative che avevano e che sono andate disattese”.
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La situazione al Corvetto ha avuto anche un risvolto politico, con Lega e Fratelli d’Italia che hanno chiesto più sicurezza e un consiglio comunale straordinario nel quale il sindaco risponda di quanto è accaduto.
Beppe Sala ha risposto con toni decisi: “Capisco che alla destra piaccia fomentare queste situazioni, ma Milano era, resta e resterà una città accogliente”.
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Il primo cittadino ha poi elogiato le parole del padre di Ramy e della fidanzata del giovane: “Ho apprezzato molto i loro interventi. Quello che è successo ci richiama alla nostra attenzione, ma non ci fa deviare rispetto alla nostra rotta. Noi facciamo un bagno di realismo: le migrazioni ci sono sempre state e sempre ci saranno. Ma le regole vanno rispettate”.
Sala ha confermato che nei prossimi giorni il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi sarà in città per discutere della situazione. “Nessuno di noi drammatizza la situazione, ma se il ministro viene in città sono contento perché questa è una situazione che possiamo affrontare insieme per trovare soluzioni che siano rapide e concrete. Con questore, prefetto e ministro valuteremo cosa fare dopo i disordini”.
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Il sindaco ha poi concluso: “Nessuno ha cercato di dare responsabilità agli altri. Se sono stati fatti errori, ci saranno conseguenze. È importante agire con consapevolezza e saggezza. Stiamo tutti dalla stessa parte”.
Nel frattempo, le indagini sull’incidente che ha portato alla morte di Ramy Elgaml proseguono. Il pm Marco Cirigliano ha aperto un’inchiesta, iscrivendo nel registro degli indagati sia il carabiniere alla guida dell’auto di servizio sia il giovane tunisino che guidava lo scooter che si è dato alla fuga eludendo un posto di blocco e scappando a tutta velocità per diversi chilometri.
Gli inquirenti stanno visionando le riprese delle telecamere di sorveglianza, ma al momento non è chiaro se ci sia stato un contatto tra l’auto dei carabinieri e il Tmax su cui viaggiava Ramy. L’autopsia sul corpo del 19enne è fissata per venerdì 29 novembre, e ulteriori accertamenti sono in corso per fare piena luce sull’accaduto.