Scriveva frasi razziste sui muri dei bagni dell’ospedale e di un bar di Milano: identificato, deve comparire in Tribunale
Le frasi erano state trovate nei bagni dell’ospedale San Giuseppe, del Centro diagnostico (Cdi) di via Saint Bon a Milano e anche in quelli di un bar pasticceria di via Soderini, sempre nella città meneghina. Le parole erano molto offensive: “Prima Hitler poi Hamas, per voi ebrei forni e camere a gas“, ad esempio. Domani, per il responsabile, inizierà il processo.
Tutto è accaduto ad ottobre 2023, probabilmente il 16 e il 19 di quel mese. In entrambe le occasioni, non appena gli veniva segnalato il misfatto, i Carabinieri hanno effettuato un blitz, quindi prima al centro diagnostico italiano di via Saint Bon e poi nel bar di via Soderini e l’intenso lavoro di indagini ha permesso loro di identificare il 57enne come l’autore unico di quelle frasi. Ecco cosa si sa di lui e cosa rischia.
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Dopo le prime indagini condotte dal nucleo informativo di Milano, al centro delle ricerche degli agenti ci è finito un uomo di 57 anni di Corsico, impiegato presso una ditta di pulizie. Sul suo profilo Facebook, subito controllato dagli agenti, sono stati ritrovati post dedicati all’immigrazione, alla battaglia contro lo Ius Soli e ad alcuni partiti di destra come la Lega Nord e Forza Italia. Fin dai primi istanti, quindi, gli agenti hanno formulato nei suoi confronti l’accusa di “propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa”, prevista dall’articolo 604 bis.
Gli agenti hanno quindi perquisito anche la sua abitazione, dove hanno trovato dei pennarelli probabilmente usati per scrivere le frasi. A distanza di otto mesi dai fatti e dall’apertura delle indagini, domani inizierà il processo davanti al gup Roberto Crepaldi.
Con un’accusa di questo tipo, il 57enne di Corsico rischia la reclusione fino a un anno e sei mesi o una multa da 6mila euro. Nel caso in cui, però, venga provato che abbia istigato a commettere violenza o l’abbia commessa in sé e per sé, la pena potrebbe arrivare fino alla reclusione da 6 mesi a 4 anni. Se poi a tali comportamenti si accompagna la negazione, la minimizzazione o l’apologia della Shoah o dei crimi del genocidio, come definiscono gli articoli 6, 7 e 8 dello statuto della Corte penale internazionale, allora la pena potrebbe arrivare fino ai sei anni.