Milano, omicidio di via Randaccio: il killer resta tutto il giorno nella villa con il cadavere

Tragedia nei pressi dell’Arco della Pace a Milano, Dawda Bandeh, 28 anni, uccide il domestico Angelito Manansala e resta ore con il corpo nella casa, il tragico epilogo di una spirale di violenza iniziata appena 24 ore prima

Rilievi di Polizia
Bandeh viene portato via dalla Polizia dopo l’arresto – Credits ANSA (milano.cityrumors.it)

Milano sotto shock per l’omicidio in via Randaccio: arrestato il 28enne Dawda Bandeh, accusato di aver strangolato il domestico filippino che viveva al’interno del lussuoso appartamento teatro del delitto per poi rimanere all’interno della casa fino al ritorno del proprietario.

Una notte di eccessi

Una vicenda che ha inizio sabato, quando Dawda Bandeh, 28enne di origine gambiana, viene denunciato per un tentato furto in via Crema. Si arrampica su un balcone, ruba alcuni indumenti lasciati all’aperto e viene identificato e denunciato a piede libero. Ma solo ventiquattro ore dopo, la situazione precipita.

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Domenica mattina, verso le 5.30, Bandeh tenta un altro colpo. In via Melchiorre Gioia, viene visto da due inquilini mentre prova ad arrampicarsi fino al settimo piano. I due lo notano fuori dal palazzo, chiamano il 112 ma incredibilmente lo fanno entrare in casa per evitare che si ferisca. Lui non ruba nulla e se ne va. Viene individuato poco dopo in via Sammartini e portato in caserma. Uscirà alle 8.08 con una seconda denuncia, stavolta per violazione di domicilio.

L’arrivo in via Randaccio e il delitto

Mezz’ora dopo l’uscita dalla caserma, Bandeh raggiunge via Randaccio, non. Molto lontano dalla caserma, a due passi dall’Arco della Pace. Vede una villa molto lussuosa, apparentemente deserta, e decide di tentare un altro colpo: scavalca il muro della villa, si introduce nella casa, e cerca di individuare materiale di pregio.

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In realtà in casa c’è un domestico Angelito Manansala, 61enne filippino, che è uscito per portare a spasso i cani. Quando l’uomo rientra, Bandeh lo aggredisce e uccide, strangolandolo.

Ore con il cadavere

Che cosa succeda non si sa. Certo il comportamento di Bandeh è contrario a qualsiasi logica. Non solo non fugge, ma decide di restare nell’abitazione per diverse ore. Mangia, forse riposa. Alle 18 il proprietario di casa, un imprenditore israeliano, rientra con la figlia e trova il corpo del domestico privo di sensi. Chiama subito la polizia.

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Bandeh non prova nemmeno a fuggire: i poliziotti lo trovano nella casa e devono usare il taser per immobilizzarlo. In tasca ha 80 euro: tutto quello che è riuscito a rubare, probabilmente dalle tasche del domestico.

Rilievi di Polizia
I rilievi della polizia intorno alla villa, teatro del delitto – Credits ANSA (milano.cityrumors.it)

L’identificazione e fermo

Portato al pronto soccorso del Fatebenefratelli per alcuni controlli, Bandeh viene poi trasferito a San Vittore dove il PM Andrea Zanoncelli dispone il fermo con l’accusa di omicidio. L’autopsia chiarirà l’orario esatto del decesso di Manansala, che sembra risalire a diverse ore prima, probabilmente in mattinata.

Tre tentativi di furto e un omicidio

Il caso riapre il dibattito sulla gestione delle denunce a piede libero per reati minori e sulla capacità di intervento delle forze dell’ordine. Il killer era già stato identificato due volte in meno di 24 ore: anche se nessuno avrebbe potuto ipotizzare una escalation così tragica in poco tempo.

Angelito Manansala, che viveva a Milano da diversi anni, era noto nel quartiere per la sua gentilezza. Lavorava da tempo come domestico per la famiglia israeliana residente nella splendida villa liberty di via Randaccio. Nella zona lo conoscevano tutti, vicini di casa e negozianti.

Alle 23 a riconoscere il corpo sono la compagna e i cognati che vengono chiamati alla villa, ma certo non immaginano l’assurdo dramma che si è consumato in una domenica di festa…

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