Una scena tremenda quella accaduta domenica sera davanti gli occhi scioccati dei passanti tra le vie di Ricotti e Mercatini a Milano quando un’auto guidata da un ubriaco investe e trascina una 23enne per centinaia di metri sulla strada
Al volante della Ford Fiesta, ieri c’era un uomo in evidente stato di alterazione alcolemico quando, tra le vie di Milano ha travolto e trascinato sotto la sua macchina per ben 300 metri una ragazza di appena 23 anni domenica scorsa. Lo shock, il sangue e le urla disumane della vittima hanno attirato l’attenzione dei passanti e dei cittadini che sono rimasti sconvolti da quanto visto.
Oggi le testimonianze di alcuni di loro sull’accaduto. Alcuni raccontano, come riporta il Giorno: “È stato terribile vedere quella povera ragazza ridotta a quel modo: dopo essere stata trascinata dall’auto per centinaia di metri era una maschera di sangue. Aveva i vestiti a brandelli. Chiedeva aiuto”.
Tra chi ha assistito alla drammatica scena avvenuta in strada domenica 23 giugno a Milano c’è anche un 33enne, Mattia D’Oca, che come racconta a il Giorno: “Erano le 21.50 ed ero in camera mia quando a un certo punto ho sentito un rumore fortissimo e poi delle urla disumane, così mi sono affacciato al balcone”.
Il residente continua ricordando: “C’era una giovane che correva dietro a un’auto in movimento (una 29enne, amica della vittima 23enne, anche lei colpita dall’auto ma di striscio, ndr) e che implorava all’autista di fermarsi. Nel frattempo cercava di richiamare l’attenzione dei passanti: ‘Chiamate la polizia, chiamate l’ambulanza, c’è una persona sotto la macchina!’”.
Ad un certo punto il testimone si rende conto di un particolare scioccante: “Spuntavano dei piedi accanto alla ruota posteriore sinistra. Si muovevano. Non dimenticherò mai quelle scarpe da ginnastica bianche e nere…Ho visto anche una mano che cercava di aggrapparsi disperatamente alla portiera. La persona incastrata lì sotto gridava, ed erano urla terribili, non sembravano nemmeno umane”. Infine, l’uomo racconta di essere sceso in strada e lì: “Ho raccolto un cellulare e delle chiavi, che ho immaginato essere della ragazza investita e trascinata, e li ho consegnati alla polizia che nel frattempo era intervenuta bloccando la macchina in piazza Bausan. Oltre a me c’erano altre quattro o cinque persone, che poi sono aumentate man mano che il tempo passava. La ragazza nel frattempo era stata liberata ed era piena di sangue, però apriva e chiudeva gli occhi. Cercava di restare vigile. Quando poi è arrivata l’ambulanza si è accasciata“.
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Giulia Ruffini è stata un’altra testimone della cruenta scena horror di domenica scorsa. Anche lei racconta cosa ha visto in quei minuti di follia: “Io mi sono avvicinata a lei, (la vittima ndr) che lavora in un bar della zona e che quella sera era uscita con alcuni amici, e ho visto che non aveva più i vestiti perché si erano completamente rotti”.
Così la testimone racconta di essersi diretta subito nella sua macchina, posteggiata nelle vicinanze, per pendere una coperta. “La ragazza mi parlava. A un certo punto mi ha detto “per piacere, chiama mia madre“. E io così ho fatto, con il mio telefono, perché è riuscita a dettarmi il numero ma il cellulare squillava a vuoto”.
Giulia poi conclude il suo racconto spiegando a il Giorno: “A quel punto sono andata dai poliziotti, che avevano in mano il suo telefono, ho spiegato la situazione e, proprio dal suo cellulare, sono riuscita a chiamare il padre di lei. Così i familiari hanno saputo. E’ stato un lavoro di squadra. Una mia amica non ha smesso di parlarle, in modo che rimanesse vigile. Non l’abbiamo mai lasciata sola”.