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Cronaca

Lorenzo Mazzoleni, chi era il coraggioso alpinista scomparso sul K2

Considerato uno degli alpinisti più promettenti della sua generazione, Lorenzo Mazzoleni è scomparso sul K2 subito dopo aver conquistato la vetta del massiccio, era il 1996 e il suo corpo non fu mai ritrovato 

Il nome di Lorenzo Mazzoleni, alpinista scomparso a soli 29 anni durante la conquista del K2, rappresenta ancora oggi un motivo di profonda emozione per tutti gli appassionati di montagna e alpinismo.

Lorenzo Mazzoleni, scomparso sul K2 a soli 29 anni – Credits Onlus gli amici di Lorenzo (milano.cityrumors.it)

Considerato uno dei più autorevoli candidati a conquistare, giovanissimo, tutte le vette mondiali al di sopra dei 8mila metri, Mazzoleni è stato il protagonista di alcune imprese grandiose. Ma anche di una fine estremamente triste. Precipitato subito dopo aver conquistato la vita della seconda montagna più alta del mondo, l’alpinista lecchese non è mai tornato a casa. Il suo corpo, cercato per molti anni dopo il tragico incidente, a oggi non è mai stato ritrovato.

Mazzoleni, zaino ritrovato

Tuttavia proprio in questi ultimi giorni c’è una notizia che ha destato profonda impressione a Lecco, dove Mazzoleni era nato, ma anche a Milano dove l’alpinista era estremamente conosciuto e famoso perché era proprio qui che preparava le sue imprese. Dopo quasi tre decenni di ricerche, infatti, il K2, la seconda montagna più alta del mondo, con i suoi 8.611 metri di altitudine, ha restituito il suo zaino aprendo una speranza anche al ritrovamento e alla restituzione alla famiglia dei suoi poveri resti.

La grande promessa

Lorenzo Mazzoleni, nato a Lecco nel 1967, era un alpinista di grande talento. Qualcosa di più di una semplice promessa. Si viveva un momento molto particolare in cui l’Italia era tra i paesi che più di ogni altro alimentava il mito delle grandi imprese alpinistiche, soprattutto grazie al grande Reinhold Messner, che oggi ha 79 anni.

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All’epoca Messner era già una stella di prima grandezza, popolarissimo non solo per le sue spedizioni, le ricerche e la sua intensissima campagna di sensibilizzazione sul tema dell’ambiente. Messner era anche una vera e propria stella di carattere mediatico: soprattutto per le sue presenze in TV come ospite e testimonial. Quando Lorenzo Mazzoleni cominciava a interessarsi alle grandi imprese alpinistiche Messner, dal 1970 al 1986, aveva già conquistato e documentato le sue scalate a ben 14 montagne al di sopra degli 8mila metri. E Mazzoleni era considerato il suo erede più promettente.

La carriera di Lorenzo Mazzoleni

Una carriera alpinistica, iniziata nei primi anni 80 subito caratterizzata da imprese significative e una determinazione senza pari. Dopo aver partecipato alla sua prima spedizione extraeuropea nel 1986, Mazzoleni scalò il Cho Oyu in Himalaya nel 1988. L’anno successivo raggiunse la vetta dell’Everest e, nel 1994, scalò l’Aconcagua, la cima più alta del Sud America. Il K2 doveva essere il suo capolavoro, la sua consacrazione definitiva.

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Un’operazione preparata meticolosamente che si concluse con un grande successo. Il 29 luglio 1996 Mazzoleni e il suo team raggiunsero la vetta del K2 con una scalata tecnicamente perfetta. Ma durante la discesa, le condizioni meteorologiche avverse e il terreno pericoloso provocarono la tragica morte dell’alpinista.

Lorenzo Mazzoleni cadde nei pressi del cosiddetto Collo di Bottiglia, probabilmente sull’insidiosissimo e strettissimo passaggio che guidava al canale principale. Nonostante gli intensi sforzi di ricerca, il suo corpo non fu mai trovato. In una delle zone più impervie e pericolose del mondo furono diverse le spedizioni di alpinisti e colleghi che tentarono in tutti i modi di individuare i suoi resti che a oggi non sono mai più tornati in Italia.

Lo zaino

Il ritrovamento dello zaino di Lorenzo Mazzoleni è avvenuto il venerdì a quasi 28 anni di distanza dalla sua morte. A darne notizia è la squadra K2-70, organizzata dal Club Alpino Italiano che stava operando sul K2 per celebrare il settantesimo anniversario della storica ascensione di Achille Compagnoni e Lino Lacedelli, i Ragni della Grignetta.

Durante una spedizione commemorativa, composta in gran parte da alpinisti italiane e pakistani, lo zaino Ferrino di Mazzoleni ha fatto la sua comparsa lungo le pareti del ghiacciaio, non lontano dal campo base avanzato, a circa 5.500 metri di altitudine.

A notare lo zaino, riconoscendo immediatamente la marca e il colore, due alpinisti che hanno subito sospeso la spedizione per provvedere alle delicate operazioni di recupero. Sullo zaino le due iniziali dell’alpinista, LM.

Una tenera immagine di Lorenzo Mazzoleni durante una spedizione in Hymalaia – Credits Onlus gli amici di Lorenzo (milano.cityrumors.it)

28 anni dopo

Molto più difficile ipotizzare un recupero dei resti di Lorenzo Mazzoleni il cui zaino sarà ora trasferito al Gilkey Memorial, dove sono ricordati tutti gli alpinisti deceduti sul K2.

Il ritrovamento dello zaino ha avuto un impatto significativo sui familiari di Lorenzo Mazzoleni e su tutta la comunità alpinistica italiana. Per la famiglia che non ha mai avuto la consolazione di poter piangere su una tomba il proprio congiunto, il rinvenimento dello zaino rappresenta una forma di consolazione. Che riporta al centro dell’attenzione un nome storico e iconico a oltre 28 anni di distanza dalla sua morte.

La speranza di trovare anche il corpo

La speranza ora è che gli effetti personali trovati all’interno dello zaino e la sua posizione geografica offrano nuovi spunti per la ricerca e la comprensione della tragedia. Le autorità e gli esperti stanno esaminando attentamente lo zaino e il contesto del ritrovamento per cercare di ricostruire gli eventi che hanno portato alla scomparsa dell’alpinista.

C’è poi un aspetto altrettanto importante e non secondario che di carattere puramente emotivo. Le imprese e il coraggio di Mazzoleni in passato hanno contribuito alla creazione di associazioni come la Namastè e la Onlus gli amici di Lorenzo che ancora oggi, a distanza di molti anni dalla tragica morte dell’alpinista, contribuiscono a progetti significativi in Nepal e in Karakorum, territori che Mazzoleni amava particolarmente.

 

 

Stefano Benzi

Sono nato a Genova ma vivo da più di trent'anni a Milano dove da sempre mi occupo di informazione. Sono giornalista professionista dal 1988 con molte esperienze in TV. Ho diretto Eurosport, Sportitalia, lavorato per Sky, Antenna 3 Lombardia. Poi radio (RTL 102.5) e ho scritto per numerose agenzie, quotidiani e innumerevoli siti. Adoro il mio lavoro, continuo a studiarne evoluzione e sviluppi occupandomi di sport, spettacolo, cronaca italiana ed estera. La mia grande passione da sempre è la musica.