Tiene banco a Milano la questione del centro sociale Leoncavallo, Comune di Milano propone il trasferimento in un nuovo stabile, ma gli attivisti hanno organizzato un’assemblea permanente contro lo sfratto
La questione Leoncavallo torna sotto i riflettori: e le prossime ore potrebbero essere decisive per le sorti del vecchio centro sociale milanese che proprio quest’anno festeggerà i cinquant’anni dalla sua fondazione avvenuta il 18 ottobre del 1975.
Quella del centro sociale milanese, un punto di riferimento per moltissimi giovani non solo per la sua proposta politica ma anche per l’intensissima attività di concerti ed eventi culturale, è una questione aperta da tempo che ora sembra essere arrivata al suo nodo conclusivo.
Leoncavallo, occupazione contro lo sfratto
Da sabato scorso, giorno dell’ultima assemblea, il centro sociale di fatto è in mobilitazione permanente. Lo stabile di via Watteau dove gli occupanti si sono spostati nel 1994 dopo aver lasciato la prima sede storica di Lambrate, è al centro di una vicenda che di fatto riguarda lo sfratto e la smobilitazione di tutta l’area.
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Il Comune di Milano propone una soluzione per trasferire il celebre centro sociale in un immobile già libero situato tra Porto di Mare e Chiaravalle, nell’estrema periferia sud-est della città. Ma gli occupanti si oppongono fermamente all’idea di abbandonare la loro storica sede.
La proposta del Comune di Milano
Lunedì scorso, durante una riunione presieduta dal prefetto Claudio Sgaraglia, il Comune ha avanzato l’idea di trasferire il Leoncavallo in un capannone industriale dismesso situato in via San Dionigi. La proposta, frutto di un’accelerazione dopo mesi di trattative, prevede l’assegnazione dello spazio tramite una manifestazione di pubblico interesse, con un canone mensile che permetterebbe di bypassare l’approvazione del Consiglio comunale.
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Gli esponenti del Comune, inclusi l’assessore Giancarlo Tancredi e il direttore generale Christian Malangone, vedono questa soluzione come l’unica alternativa praticabile per chiudere una vicenda che si protrae da decenni. Tuttavia, resta aperta una questione cruciale: la presenza di amianto nella copertura dell’immobile. La bonifica necessaria rappresenta un ulteriore ostacolo, con costi che potrebbero essere condivisi tra il Comune e il centro sociale.
La resistenza del Leoncavallo
Gli occupanti del Leoncavallo non intendono andarsene. Hanno tenuto il conto di quanti sfratti esecutivi hanno collezionato fino a oggi. Sono più di 130. E ribadiscono il ruolo storico del centro sociale in città, condividendo attraverso i social media messaggi che ricordano le lotte degli anni Novanta: “Ridisegnare la città sui bisogni della gente, non sui profitti dei padroni” è stato uno dei loro ultimi lanci.
La sentenza e il risarcimento ai Cabassi
Il caso Leoncavallo ha assunto un nuovo peso dopo la sentenza della Corte d’Appello del Tribunale civile, che ha condannato il Ministero dell’Interno a risarcire tre milioni di euro ai proprietari dell’immobile, la famiglia Cabassi, per il mancato sgombero di via Watteau. Questo verdetto ha spinto il Viminale a inviare una lettera all’Associazione delle mamme antifasciste del Leoncavallo, ipotizzando la possibilità di rivalersi su di loro per ottenere il risarcimento.
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Secondo l’avvocato del Leoncavallo, Mirko Mazzali, “si tratta di una manleva forzosa, ipotetica e tecnica”. Tuttavia, la lettera ha generato preoccupazione e malumore tra i rappresentanti dell’Associazione, che si dicono molto preoccupati per l’ipotesi di dover pagare una cifra così ingente.
Prossimi passi
Prefettura e Comune spingono per una soluzione rapida. L’obiettivo è trovare un accordo entro l’estate per evitare uno sgombero forzato, che potrebbe provocare disordini pubblici e mettere a rischio un equilibrio che, negli ultimi anni, si è dimostrato stabile.
In questo contesto, il nodo del trasferimento a Porto di Mare resta irrisolto con la questione amianto che aggiunge ulteriore complessità.
Nel frattempo al Leoncavallo si sono organizzati per una nuova manifestazione e assemblea – fissata per venerdì mattina alle 8 – senza cancellare nulla del calendario di eventi musicali che il centro da sempre ospita. Giovedì sera jazz, sabato sera musica house.