Il “conflitto” sollevato dal Senato sulle intercettazioni a Daniela Santanchè per il caso Visibilia ha di fatto sospeso ogni procedura sino al prossimo anno. Ecco cos’è accaduto.
Tutto congelato, compreso il rischio di prescrizione del reato. Per conoscere il destino della Ministra del Turismo Daniela Santanchè, imputata a Milano per truffa aggravata, bisognerà attendere almeno fino al 20 febbraio 2026.
La gup Tiziana Gueli, nel corso dell’udienza preliminare di questa mattina, ha accolto la richiesta della difesa di Santanchè. Per la giudice bisogna attendere per andare avanti nel procedimento una pronuncia della Corte costituzionale per un conflitto di attribuzione sollevato dal Senato della Repubblica. Per la Procura di Milano, invece, c’erano già tutti i presupposti per un eventuale rinvio a giudizio.
Per comprendere a fondo la questione bisogna ricordare che l’inchiesta risale al 2022. A seguito di alcuni esposti partirono delle verifiche congiunte di Inps e Ispettorato del Lavoro su due aziende riconducibili alla Ministra di Fratelli d’Italia, Visibilia Editore spa e Visibilia Concessionaria srl. Per la Procura del capoluogo lombardo le società fecero ricorso alla Cassa integrazione Covid attestando falsamente di aver sospeso l’attività lavorativa.
Da lì l’ipotesi di truffa ai danni dell’Istituto di previdenza, aggravata dall’aver approfittato dell’emergenza pandemica. I soggetti coinvolti sono proprio Daniela Santanchè, ex amministratrice e socia di Visibilia, e Dimitri Kunz d’Asburgo Lorena, allora compagno di Santanchè, in veste di gestore delle aziende. Nel fascicolo d’indagine sono finite anche diverse intercettazioni ambientali registrate da un ex dipendente del gruppo, e mail e chat in cui Santanchè risulta essere mittente o destinataria.
Prove documentali che costituiscono di fatto il fulcro dell’accusa, ma sulle quali il Senato ha interpellato la Consulta, sollevando il cosiddetto conflitto di attribuzione. In sostanza quelle prove, rivestendo Santanchè i panni di senatrice, dovevano passare per l’autorizzazione a procedere di Palazzo Madama. I legali della Ministra, Salvatore Pino e Nicolò Pelanda, hanno quindi chiesto e ottenuto dalla gup il congelamento della procedura in attesa che la Corte costituzionale decida in merito.
Per i pm di Milano Marina Gravina e Luigi Luzi, che sempre questa mattina hanno depositato una memoria di sei pagine, quelle intercettazioni sono utilizzabili in quanto solamente “acquisite” nel fascicolo. L’autorizzazione del Senato sarebbe dovuta sopraggiungere, invece, qualora la Procura avesse deciso di disporle. Tanto più che il conflitto è stato sollevato dal Senato, un “potere diverso dall’autorità giudiziaria” e non è previsto per questo lo stop dei procedimenti.
Stop che comunque c’è stato, e non è chiaro se la sospensione fino al 20 febbraio basterà per ottenere il parere della Consulta che, in casi analoghi, si è espressa anche dopo un anno dal momento in cui il Parlamento l’ha tirata in ballo. E, nello specifico, il Senato ha sì votato e approvato una delibera parlamentare ma deve essere ancora depositato il relativo ricorso alla Consulta.
Comunque sia, se entro il 20 febbraio 2026 non sarà arrivata la decisione dei giudici della Corte costituzionale, il processo a carico di Santanchè sarà ancora rinviato. “La giudice Gueli ha fissato un’udienza di controllo per valutare se la Consulta si sarà nel frattempo pronunciata. Difficile però che accada per quella data perché – ha spiegato l’avvocato Salvatore Pino – di solito ci vogliono sette-otto mesi, a volte anche un anno”.
La Procura di Milano è al lavoro anche su altri filoni d’indagine sull’universo Visibilia, che ipotizzerebbero la bancarotta fraudolenta della società editrice, la mala gestione, le spese non giustificate. E poi le false comunicazioni sociali e i bilanci non veritieri. Tornando al caso della truffa all’Inps, al momento sono due gli scenari possibili.
Qualora la Consulta dovesse dare ragione all’accusa ammettendo le intercettazioni, il processo ripartirà e la gup sarà chiamata nel merito a decidere per il rinvio a giudizio di Santanché. Se la Corte dovesse stralciare le prove documentali l’intero procedimento potrebbe di fatto indebolirsi dal punto di vista dell’accusa. La gup dovrà comunque pronunciarsi sul rinvio a giudizio o meno, ma senza tenere conto della documentazione che dimostrerebbe che i dipendenti sono rimasti al lavoro pur essendo in cig.