Le motivazioni della sentenza di condanna per Alessandro e Nicola Fazio, nonché per Luigi Alecci, Emanuele Micelotta e Giacomo Politi, tutti legato al clan mafioso dei Laudani, riportano a galla la questione dei legami tra la città di Milano e la malavita organizzata. Per i cinque condannati le pene sono andate da un anno e due mesi fino a cinque anni e quattro mesi, coinvolgendo undici persone tra cui un’ex funzionaria del Comune di Milano, Giovanna Maria Afrone, che ha preso una condanna a tre anni. Il tutto nell’ambito di un’inchiesta che ha scoperchiato gli illeciti riguardanti una serie di appalti della Lidl e della Securopolice, nei quali sarebbe riuscita a inserirsi la mafia catanese.
Secondo il giudice per l’udienza preliminare Giusy Barbara, la malavita sarebbe riuscita “a inserirsi nel mondo imprenditoriale lombardo e nazionale, ottenendo contratti di appalti di rilevante valore economico e spessore simbolico, allungando i tentacoli fino a lambire i vertici dell’amministrazione comunale meneghina”.