Mentre gli indagati dell’inchiesta urbanistica sugli appalti vengono ascoltati dal gip, fuori dal Tribunale esplode la rabbia degli operai senza stipendio.
È durato oltre un’ora e mezza l’interrogatorio di Giancarlo Tancredi, ormai ex assessore alla Rigenerazione urbana del Comune di Milano, ascoltato oggi dal gip Mattia Fiorentini.

Indagato per corruzione nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti fgià mediaticamente ribattezzata ‘Cantieropoli’, Tancredi ha scelto la linea della collaborazione: ha risposto a tutte le domande e depositato una memoria difensiva.
Inchiesta appalti: Tancredi risponde
Non solo. Tancredi ha ovviamente confermato di avere lasciato il suo incarico politico in Giunta, così come ufficializzato lunedì pomeriggio ma contestualmente ha chiesto la sospensione anche da quello dirigenziale del comune di MIlano. Una mossa, secondo la difesa, per dimostrare la volontà di non interferire con le indagini.
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Secondo quanto riportato dalla procuratrice aggiunta Tiziana Siciliano, “Tancredi non si è sottratto a nulla”. Eppure, la Procura ha ribadito la richiesta di arresti domiciliari. Sarà il giudice a decidere se le dimissioni rendano superflua la misura cautelare.
Gli altri interrogatori e le memorie difensive
Quella di oggi è stata una maratona di interrogatori al settimo piano del Palazzo di Giustizia. Davanti al gip sono sfilati i nomi chiave del presunto sistema di corruzione nell’urbanistica milanese: da Manfredi Catella, presidente di Coima, ad Andrea Bezziccheri di Bluestone, da Giuseppe Marinoni, ex presidente della Commissione Paesaggio, all’architetto Alessandro Scandurra e all’ex manager di J+S Federico Pella.
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Marinoni ha scelto di non rispondere, ma ha depositato una memoria in cui parla di “giudizi morali” più che di prove. Catella e Pella, al contrario, si sono difesi rispondendo alle domande e ribadendo la correttezza del proprio operato. Anche per loro i pm hanno chiesto misure cautelari.
Inchiesta appalti e protesta degli operai
Mentre all’interno si discuteva del futuro giudiziario di alcuni dei principali attori dell’edilizia milanese, all’esterno si consumava un altro tipo di notizia. Una quindicina di operai dell’impresa Edile Ricca di Lodi si sono arrampicati fino al settimo piano dell’impalcatura di un edificio in ristrutturazione davanti al Palazzo di Giustizia, per denunciare il mancato pagamento degli stipendi da oltre un anno.
La protesta, clamorosa e pericolosa, ha richiamato sul posto forze dell’ordine, vigili del fuoco e sanitari. Alcuni materiali sono caduti dall’alto e l’area sottostante è stata transennata per sicurezza. Sotto le impalcature i vigili del fuoco hanno posizionato un grande cuscino gonfiabile per evitare le potenziali conseguenze di un gesto estremo.
Gli operai chiedono risposte: “Non possiamo più andare avanti, i lavori proseguono con altre ditte ma noi restiamo senza nulla, siamo senza stipendio da un anno” hanno detto i loro rappresentanti ai giornalisti presenti.