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Cronaca

Incendio al magazzino cinese a Milano: cosa non convince gli investigatori. I punti da chiarire

Le indagini proseguono e l’obiettivo è quello di capire cosa abbia dato fuoco all’incendio nel quale sono morti tre ragazzi. Tutte le novità e i dubbi

Sono passati quattro giorni dall’incendio dello showroom di mobili di via Cantoni a Milano nel quale hanno perso la vita tre ragazzi di 17, 18, 24 anni ed un cane. Immediato l’avvio delle indagini, che hanno provato che i tre hanno disperatamente provato a liberarsi dalla gabbia mortale senza però riuscirci. La prima pista è stata quella dell’estorsione, ma più passa il tempo e più emergono punti di domanda.

Incendio al magazzino cinese a Milano: qualcosa non torna (milano.cityurmors.it / ansafoto)

Al momento, il fascicolo affidato al pm Luigi Luzi e coordinato dal procuratore capo Marcello Viola è a carico di ignoti, poiché non c’è ancora né un volto né un nome sul quale indagare. Inizialmente si è parlato della strada dell’estorsione, supportata dalla denuncia di poche ore dell’incendio prima presentata dal padre del titolare dello showroom: ad oggi, è questa la pista che si sta approfondendo, anche se i dubbi sono ancora molti.

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Il punto dell’innesco

Uno dei punti da chiarire in merito al rogo mortale è quello dell’innesco. Secondo Claudio De Maio, ispettore ingegnere del nucleo investigativo antincendi dei vigili del fuoco della Lombardia, quello dello showroom è stato “…un incendio generalizzato, che ha raggiunto il cosiddetto flashover, con delle fiamme importanti e un grosso cimento termico, che ha insistito anche sulla struttura“.

Incendio al magazzino cinese a Milano: qualcosa non torna (milano.cityurmors.it / ansafoto)

Le telecamere presenti all’esterno della struttura, fino a venti minuti prima dello scoppio dell’incendio fuori dallo stabile sono passate molte persone poi, all’improvviso, più nessuno. Questo sosterrebbe l’ipotesi di un innesco ritardato: è difficile, però, rilevare da cosa sia partito in modo preciso, sebbene questo dettaglio potrebbe aiutare molto gli agenti nel capire cosa sia successo.

La strada dell’estorsione

Sul fronte del movente, gli inquirenti proseguono con l’ipotesi dell’estorsione. Il padre del titolare, infatti, la sera prima del rogo avrebbe dichiarato agli agenti di essere stato minacciato da un uomo, descritto come nordafricano, che gli avrebbe detto: “Dammi 20mila euro o ti ammazzo”. Poche ore dopo, anche la moglie avrebbe ricevuto la medesima minaccia. Si ipotizza che questa estorsione sia legata a un debito piuttosto vecchio mai saldato e non a una richiesta di pizzo, ipotesi che invece aveva preso piede all’inizio.

Cruciali, quindi, gli accertamenti bancari che verranno svolti nelle prossime ore, parallelamente alla visione dei filmati delle telecamere della zona. In via Cantoni, nel frattempo, gli esperti del nucleo investigativo antincendi dei vigili del fuoco sono coadiuvati da un’unità cinofila specializzata nella ricerca di acceleranti di fiamma: trovare ciò che ha causato l’incendio potrebbe chiarire molti dubbi.