Per due decenni ha fatto l’insegnante in scuole elementari e licei senza però aver mai conseguito una laurea né tantomeno un diploma. La finta professoressa 49enne ora è condannata a restituire 247 mila euro
Le sue materie erano inglese e tedesco. Così Viviana Mazzoni, una donna di 49 anni di Como, per vent’anni ha insegnato le due lingue in scuole elementari e licei eludendo, ovviamente, i controlli. La finta insegnante aveva presentato titoli contraffatti nei diversi Istituti scolastici dove ha prestato servizio, nel lontano 2003-2004 ma ora il suo grande bluff è stato scoperto.
Lunedì scorso, 11 dicembre 2023, la Corte dei Conti della Lombardia l’ha condannata a restituire tutti gli stipendi percepiti dal 2003 in poi. Oltre 247mila euro indebitamente incassati negli ultimi due decenni dalla truffatrice comasca.
Quando è iniziato tutto
A scoprire che qualcosa di strano c’era in quegli incartamenti presentati è stato un dirigente scolastico di un istituto di Como quando, il 19 ottobre del 2020, ha controllato le dichiarazioni presentate dalla 49enne Viviana Mazzoni per l’incarico iniziato un mese prima.
Dalle verifiche, come riporta oggi il quotidiano Il Giorno che ne da notizia, è emerso che la donna, originaria di Como, non si era mai laureata in Lingue e letterature straniere moderne allUniversità Iulm di Milano come aveva evidenziato ma che, addirittura, non aveva neanche conseguito il diploma magistrale alla paritaria Matilde di Canossa di Como.
Dopo la scoperta dell’illecito è scattata la querela in Procura che nel gennaio 2022 ha chiesto il rinvio a giudizio dell’insegnante per le false attestazioni sul titolo di studio. Nel frattempo, l’Ufficio scolastico provinciale di Como ha segnalato il caso alla Corte dei Conti. Dalle indagini è venuto a galla che l’attività abusiva di professoressa va retrodata all’anno scolastico 2003-2004.
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La smentita dall’Università e la condanna dei giudici
Durante le indagini sul caso una mail della dirigente della segreteria studenti dell’Università Iulm di Milano avrebbe confermato il 9 aprile del 2021 “l’apocrifia dei documenti prodotti dalla signora Mazzoni”. La donna è stata smentita anche dalla scuola paritaria di Como che ha assicurato che il nome della donna “non compare su nessun registro perpetuo dei diplomi”.
Secondo quanto scritto dai giudici della Corte dei Conti nella sentenza: “La prestazione resa in assenza dei requisiti di abilitazione richiesti è una prestazione inutile, se non addirittura pregiudizievole ai fini dell’apprendimento degli studenti”.
Lunedì scorso, 11 dicembre 2023, la Corte dei Conti della Lombardia ha depositato la sentenza di condanna accogliendo quasi completamente le richieste dell’accusa, condannando la finta professoressa a risarcire 247mila euro, ovvero tutti gli stipendi intascati dall’inizio della sua “carriera” partita da due semplici supplenze: una all’Istituto comprensivo di Uggiate Trevano e l’altra nell’istituto comprensivo di Lurate Caccivio.