Dalla morte di Gianni Sala sono trascorsi 4 mesi e i dubbi sul decesso si infittiscono sempre di più. Complice anche la lunga e infinita autopsia sul corpo del 34enne. Per il legale: “Le tracce trovate sul collo sono compatibili con la pressione del ginocchio”
Sulla morte di Gianni Sala, il 34enne fermato dai vigilanti all’ingresso della sede Sky a Rogoredo (Milano) la notte tra il 19 e il 20 agosto scorso, ancora una serie di elementi devono essere approfonditi dagli investigatori che indagano sul caso. Intanto l’esame autoptico eseguito sul corpo dell’uomo non avrebbe ancora fornito una risposta concreta e definitiva sul decesso.
Per tale motivo il pubblico ministero Alessandro Gobbis ai consulenti avrebbe concesso ulteriore tempo a disposizione per fornire una relazione finale: 2 mesi aggiuntivi. Il tempo sarebbe necessario per ridefinire il quadro completo e stabilire eventuali responsabilità in capo alle due guardie giurate di 46 e 64 anni attualmente indagate per omicidio colposo.
Dovrebbe essere depositata nei primi mesi del nuovo anno (2024) la relazione definitiva del medico legale sull’autopsia eseguita sul cadavere di Gianni Sala. Relazione attesa anche dalla famiglia del 34enne di origini palermitane ma che da qualche tempo abitava nella casa della madre nel Varesotto. L’uomo, dagli esami tossicologici era risultato positivo alla droga. Gli ultimi anni di vita di Gianni sono stati drammatici, trascorsi sulla strada sino alla notte del decesso, quando il 34enne si trovava nei pressi dell’ex “boschetto della droga”, area di spaccio a Rogoredo.
Secondo quanto riportato da il Giorno, il legale della famiglia Sala, l’avvocato Giuseppe Geraci, avrebbe dichiarato: “Dall’autopsia si è rilevato una raccolta di sangue all’altezza del collo e della mascella che potrebbe essere compatibile con la pressione del ginocchio quando Gianni Sala era già riverso a terra. Restiamo in attesa degli ultimi esami anche se la dinamica è già chiara, in tutta la sua gravità, grazie al video della telecamera che ha ripreso la scena”.
Inizialmente nei primi esami eseguiti sul cadavere del 34enne non erano state individuate fratture di schiacciamento al torace. Ma ora al vaglio egli investigatori sono finiti altri segni che potrebbero spiegare la morte di Sala. Tra questi sicuramente l’intervento con il ginocchio per immobilizzare l’uomo e il peso della manovra. Si dovrà valutare se quest’ultima abbia o meno violato regole di prudenza per casi del genere, con, per esempio, un uso eccessivo della forza fisica. Per queste motivazioni il pm ha deciso per un’ulteriore proroga della relazione finale dell’autopsia a 60 giorni.
Il 34enne Gianni Sala appare per la prima volta nel filmato alle 23.56. Dalle immagini video si vede che l’uomo fa avanti e indietro più volte, probabilmente sotto effetto di sostanze stupefacenti. Infine, si avvicina ai vigilanti in servizio davanti alla sede Sky con un atteggiamento che pare non essere minaccioso.
Venti minuti dopo Gianni cade a terra, respinto da uno dei vigilanti. Nella caduta sbatte la testa contro il marciapiede. Sono le 00.25, quando il vigilante più giovane si posiziona sulla schiena di Sala premendo il ginocchio contro. Rimane così per 7 minuti. Alle 00.33 le due guardie giurate praticano un massaggio cardiaco.
L’ambulanza arriva sul posto alle 00.47, ma il 34enne ormai è deceduto. All’1.03 i sanitari accorsi non possono far altro che constatare la sua morte. Il tempo trascorso dall’arrivo di Gianni Sala davanti alla sede Sky e l’incontro con i due indagati quella notte tra il 19 e il 20 agosto è il fulcro dell’intera inchiesta.
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Sin dal giorno della morte di Gianni la famiglia Sala ha chiesto di fare “la massima chiarezza”. Il fratello del 34enne, Danilo Sala, come riporta il Giorno, aveva descritto il fratello maggiore come “una persona fragile e sensibile, che non avrebbe mai fatto male a nessuno”. Quella notte Gianni “era in stato confusionale ma non aggressivo, ed è stato trattato con violenza da persone che invece avrebbero dovuto aiutarlo e chiamare i soccorsi”.
I suoi problemi con la droga erano iniziati a Palermo quando Sala era ancora un adolescente. Poi si sono aggravati nel corso degli anni, con la dipendenza da cocaina e altre sostanze. Dipendenze che Gianni si era portato dietro anche dopo il trasferimento a Germignaga, Varese.