Flotilla, 5.000 in piazza a Milano: blitz e occupazione dei binari a Cadorna

L’occupazione shock di Cadorna: 5.000 manifestanti in piazza a Milano per la Flotilla bloccano i binari in un blitz notturno. Sale la tensione per lo sciopero generale

La risposta all’abbordaggio della Global Sumud Flotilla da parte delle forze armate israeliane è stata immediata, sferzante e clamorosa. Circa cinquemila persone sono scese in piazza a Milano nella notte di mercoledì 1 ottobre, trasformando il centro della città in un mare di bandiere palestinesi.

Binari bloccati
Flotilla, 5.000 in piazza a Milano: blitz e occupazione dei binari a Cadorna (Ansa Foto) – Milano.cityrumors.it

La protesta, culminata in un atto di sfida inaudita, ha visto gli attivisti bloccare la stazione di Cadorna, paralizzando il traffico ferroviario in segno di solidarietà. La mobilitazione è iniziata alle 21:30 in Piazza della Scala, ribattezzata per l’occasione “Piazza Gaza” dai manifestanti.

Sotto gli occhi delle forze dell’ordine, schierate con camionette della Polizia di Stato e Carabinieri in tenuta antisommossa, lo slargo davanti al municipio si è rapidamente riempito di persone. Il corteo ha iniziato il suo percorso sotto la spinta di una rabbia palpabile, crescendo a dismisura lungo le strade del centro.

Se a Cairoli i manifestanti erano circa duemila, una volta raggiunto il nodo cruciale di Cadorna, il “serpentone solidale” contava circa cinquemila partecipanti. Gli slogan intonati non lasciavano spazio a interpretazioni: “Non un chiodo per Israele”, “Palestina libera” e la minaccia programmaticamente incisa su uno striscione: “Blocchiamo tutto. Contro il genocidio, per la Palestina, per rompere con Israele”.

L’occupazione-blitz: binari bloccati e la città in stallo

Il culmine della protesta è arrivato intorno alle 23:00 a Milano Cadorna. Alcuni attivisti hanno compiuto un vero e proprio blitz, scendendo sui binari e bloccando la circolazione ferroviaria per circa mezz’ora.

Stazione Cadorna
L’occupazione-blitz: binari bloccati e la città in stallo (Ansa Foto) – Milano.cityrumors.it

La mossa ha avuto l’effetto di un terremoto logistico. L‘ATM è stata costretta a modificare il servizio del tram 1 e a saltare le fermate di Cadorna sulle metropolitane M1 e M2, chiuse su ordine delle autorità di Pubblica Sicurezza. La protesta è poi progressivamente rientrata, con il corteo che ha liberato lo scalo per chiudersi pacificamente in Piazza Duomo.

Nonostante l’enorme afflusso, non si sono registrati momenti di tensione con le forze dell’ordine, uno scenario totalmente diverso rispetto alla guerriglia che aveva infiammato la Stazione Centrale il 22 settembre precedente. La città ha così evitato il caos, ma non l’impatto mediatico.

La protesta non è stata un’iniziativa spontanea, ma il risultato di una convocazione mirata, innescata dall’azione militare delle 20:15. Ad accendere la miccia è stato il sindacato di base USB che, con un messaggio diffuso sui suoi canali, ha tuonato: “Aggredita la Global Sumud Flotilla… Ora è il momento di bloccare tutto”.

L’allerta istituzionale: occhi puntati dal Viminale

L’appello si è saldato con l’annuncio di uno sciopero generale per il 3 ottobre, rafforzando una mobilitazione già in programma e rilanciata con veemenza anche dal centro sociale Lambretta sui social, che ha invitato a una “flotta di terra” per trasformare Piazza della Scala in “Piazza Gaza”.

Corteo a Milano
L’allerta istituzionale: occhi puntati dal Viminale (Ansa Foto) – Milano.cityrumors.it

A suggellare l’atmosfera di sfida è stata anche la comparsa della scritta “Free Gaza” sul Pirellone, simbolo della Milano istituzionale.

Le autorità erano in stato di massima allerta da giorni. Il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, aveva convocato martedì al Viminale prefetti e questori delle principali città per fare il punto sulle mobilitazioni pro-Flotilla. L’obiettivo era chiaro. Prevenire disordini, isolare i violenti e presidiare gli obiettivi sensibili, a cominciare da quelli israeliani ed ebraici.

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La manifestazione di Milano, pur chiudendosi in modo pacifico, ha confermato che l’onda di protesta, sostenuta da un’organizzazione di base implacabile e da un’evidente capacità di paralizzare i servizi, è destinata a crescere, con l’incognita dello sciopero generale ancora alle porte.

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