Dipendente Atm licenziato due volte, denunciò la truffa dei biglietti clonati dall’azienda. Nuove indagini

Nel 2017 Adriano De Gasperis, dipendente Atm fu licenziato due volte dall’azienda di trasporti pubblici. L’uomo aveva denunciato il giro di biglietti clonati che avveniva dentro l’Atm. Ora la svolta dal Gip: “Servono nuove indagini”

Per Adriano De Gasperis, secondo quanto disposto dal Gip, saranno necessarie nuove indagini per stabilire se il dipendente che sei anni fa (2017) denunciò la truffa dei biglietti clonati dentro l’Atm, è stato vittima di calunnie e false testimonianze tali da procurargli ben due licenziamenti da parte dell’azienda stessa.

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Dipendente Atm licenziato due volte per aver denunciato la truffa dei biglietti clonati dall’azienda stessa. (milano.cityrumors.it)

Per due volte il dipendente Atm è stato denunciato per i reati di “sostituzione di persona e minaccia” ma per due volte i giudici del Tribunale di Milano l’hanno assolto con formula piena dando torto all’azienda, stabilendo invece che l’impiegato doveva tornare al lavoro ed evidenziando che l’uomo sia stato allontanato in modo illegittimo e che, in più, deve percepire tutti gli stipendi arretrati.

Indagati ex dirigenti e dipendenti Atm

In tutta questa vicenda, ora l’azienda di trasporti pubblici milanese, l’Atm, rischia grosso perché tre ex dirigenti e tre dipendenti sono indagati dopo la querela presentata da Adriano De Gasperis. Quest’ultimo ritiene di essere stato vittima di una “macchinazione”. Il pm ha chiesto di archiviare la sua denuncia ma, ora la svolta arriva da un giudice, il quale ritiene invece che la questione non sia stata per nulla risolta, stabilendo che sono “indispensabili” nuove indagini per “pervenire a un quadro conoscitivo rassicurante”.

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Dipendente Atm licenziato due volte per aver denunciato la truffa dei biglietti clonati dall’azienda stessa. (milano.cityrumors.it)

Gli approfondimenti voluti dal Gip serviranno anche, a fare chiarezza sul fatto se ci sia stato o meno una volontà di attribuire al dipendente un reato che in verità non ha commesso. i difensori del lavoratore, gli avvocati Gennaro Colangelo e Domenico Tambasco, hanno ipotizzato che i licenziamenti siano stati una ritorsione per le denunce eseguite da De Gasperis sulla truffa dei biglietti clonati.

La lettera anonima

Alla base delle nuove indagini volute dal Gip c’è una lettera anonima che Adriano De Gasperis racconta di aver ricevuto la mattina del 13 giugno del 2018. Nella missiva recapitata al dipendente Atm, qualcuno vuole avvisare l’uomo riferendo che all’interno dell’azienda di trasporti pubblici milanese qualcuno vuole incastrarlo.  

Così il dipendente ha una crisi emotiva e i suoi colleghi chiamano il 118, che a sua volta allerta i carabinieri. I tre dipendenti poi indagati hanno sostenuto di aver sentito il collega De Gasperis pronunciare minacce di morte rivolte ai suoi superiori: “Gli sparo”, “lo ammazzo”.

Il tre accusatori di De Gasperis

Le minacce di Adriano De Gapseris, riportano i tre accusatori, sarebbero state pronunciate in quattro diverse fasi di una mattinata di lavoro. La prima volta De Gasperis esprime la sua rabbia all’interno del suo ufficio all’interno del quale si trova, però, un altro collega, che spiega di non aver sentito nulla.

Nel secondo momento, il dipendente Atm, sempre secondo un “accusatore”, avrebbe minacciato uno dei dirigenti aziendali. Ma anche in questo caso, lo stesso dirigente nega di aver sentito quelle frasi pronunciate dal lavoratore. Infine, verso la fine della mattinata, due i colleghi di De Gasperis smentiscono che ci siano state minacce.

Ma il momento clou è un altro, ovvero quello in cui, nell’ufficio Atm, sono presenti sia i sanitari del 118, sia i carabinieri. Uno dei tre accusatori del lavoratore dice di aver sentito dire, in presenza dei sanitari del 118, De Gasperis pronunciare: “Adesso prendo il fucile e li ammazzo”.  Il secondo accusatore conferma che il lavoratore De Gasperis avrebbe pronunciato le minacce davanti a 118 e carabinieri, riferendo, come riporta il Corriere della Sera: “Se vogliono giocare pesante, anche io posso giocare pesante”. Infine, il terzo accusatore sostiene che “i carabinieri lo invitavano a cessare le minacce“.

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Le testimonianze del 118 e dei carabinieri

Ma in tutto questo, chiamato a raccontare di fronte al giudice del lavoro cosa fosse successo, la responsabile del 118 avrebbe dichiarato di non ricordare se ci siano state minacce. da parte di Adriano De Gapseris.

La stessa risposta, risultata poi quella decisiva, viene data dalla testimonianza del capo equipaggio dei carabinieri che al giudice del lavoro riferisce: “Siamo stati chiamati…per un dipendente che minacciava un gesto insano. Ma l’uomo era calmo, non ha mai proferito minacce”. Soprattutto, continua il militare: “Se qualcuno avesse riferito di minacce proferite da De Gasperis prima del nostro intervento, avrei scritto il fatto nella mia relazione”. Dunque, davanti tali contrasti, di natura molto evidente, ora il Gip chiede siano fatte nuove indagini.

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