A 18 anni di distanza dall’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco, il caso si riapre con nuove indagini e un nuovo indagato.
A distanza di 18 anni da un episodio che ha lasciato un segno indelebile nella storia della cronaca nera del nostro paese, si riaprono le indagini sull’omicidio di Garlasco.

La vittima la ricordano tutti: Chiara Poggi, una splendida e giovanissima studentessa universitaria massacrata a coltellate nella villetta di famiglia.
Delitto di Garlasco: la condanna definitiva per l’omicidio di Chiara Poggi
Per quell’omicidio c’è già un condannato: Alberto Stasi, il fidanzato di Chiara, condannato in via definitiva a 16 anni di reclusione. Il giovane, che si è sempre proclamato innocente, sette anni fa si è impegnato a restituire alla famiglia di Chiara 700mila euro.
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Stasi lavora e rientra in cella ogni notte. Nel 2028 potrebbe essere definitivamente libero grazie a buona condotta e scomputo anticipato dei giorni di liberazione, un mese e mezzo ogni sei mesi di carcere. E prima della fine di quest’anno potrebbe anche chiedere l’affidamento in prova: obbligo di firma, ma notti fuori dal carcere dove dovrebbe ripresentarsi per gli obblighi di controllo e e per i colloqui di routine.
Un nuovo capitolo nell’inchiesta su Chiara Poggi
A distanza di 18 anni da quel 14 agosto 2007, la Procura di Pavia ha riaperto le indagini, iscrivendo nel registro degli indagati Andrea Sempio, un amico del fratello di Chiara, già coinvolto in passato nell’inchiesta la cui posizione fu successivamente archiviata.
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Sempio aveva libero accesso alla villetta del delitto e in un primo momento le indagini si erano concentrate anche su di lui dopo che materiale organico con il suo DNA era stato rinvenuto sulle dita di Chiara. Un fatto che inizialmente non era stato considerando rilevante perché Chiara, come il fidanzato Alberto, il fratello e il suo amico Andrea, utilizzavano in comune il computer per studiare e fare ricerche universitarie. Ora però le cose sono cambiate…
Il DNA e uno scontrino
La procura, non senza un certo clamore, ha deciso di riaprire il caso dopo che nuove analisi genetiche avrebbero rivelato una compatibilità più ampia tra il DNA ritrovato sotto le unghie della vittima e quello di Sempio. Il giovane, che oggi ha 37 anni, è stato chiamato in caserma a Milano per un prelievo di DNA.
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Le verifiche affidate ai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Milano puntano a riesaminare le prove raccolte in passato, incluse le tracce genetiche repertate sulla scena del crimine. Secondo le indiscrezioni, uno degli elementi chiave riguarda le impronte digitali e biologiche trovate sul dispenser di sapone nel bagno dell’abitazione, dove l’assassino potrebbe essersi lavato le mani dopo l’omicidio.
“Collaboreremo alle indagini”
Gli inquirenti intendono inoltre confrontare le impronte delle scarpe lasciate sulla scena con la misura di Sempio. Un elemento chiave, poiché il killer avrebbe indossato un numero 42, lo stesso di Alberto Stasi, ex fidanzato della vittima e unico condannato per il delitto, mentre Sempio calza il numero 44.
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“Siamo sereni, non abbiamo nulla da temere e abbiamo garantito la massima collaborazione”, ha dichiarato il legale di Sempio, l’avvocato Angela Taccia, accompagnando il giovane in caserma che invece ha preferito non rispondere alle domande dei giornalisti.

Omicidio Chiara Poggi, si indaga sugli alibi
Un altro punto al vaglio degli investigatori riguarda tre chiamate effettuate dal cellulare di Sempio ai numeri di casa Poggi tra il 4 e l’8 agosto 2007, pochi giorni prima del delitto. Secondo la difesa, queste telefonate sarebbero state fatte per cercare Marco Poggi, fratello di Chiara, ignaro che fosse già partito per le vacanze.
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C’è poi la questione di un biglietto del parcheggio di Vigevano, conservato per oltre un anno e mostrato in passato come alibi da parte di Sempio. Ma l’analisi delle celle telefoniche del giovane non confermerebbero la sua presenza a Vigevano il giorno del delitto e i magistrati di conseguenza non escludono che il ticket possa essere stato utilizzato per costruire un alibi.
Scontro tra accusa e difesa
Mentre la Procura prosegue con gli accertamenti, gli avvocati di Sempio parlano di un’indagine basata su vecchie ipotesi già archiviate in passato. “L’istruttoria del 2017 è stata una frutto di una vera e propria macchinazione orchestrata per spostare l’attenzione da Stasi” ha dichiarato il legale di Sempio Massimo Lovati, riferendosi alle indagini difensive che portarono alla scoperta della presunta compatibilità del DNA. Una frase che ha portato gli ex avvocati di Stasi, Fabio ed Enrico Giarda, a presentare una querela per diffamazione nei confronti del collega.
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Dall’altra parte, la difesa di Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni di carcere, valuta la possibilità di richiedere la revisione del processo, qualora emergessero prove concrete contro Sempio. E questo sarebbe un clamoroso colpo di scena considerando la condanna definitiva ormai quasi completamente scontata.

Cosa succede ora?
Gli esiti del test genetico sul DNA di Andrea Sempio sono attesi nelle prossime settimane. Se le nuove analisi confermassero la compatibilità con le tracce biologiche repertate, la posizione dell’indagato potrebbe aggravarsi ulteriormente. Nel frattempo, gli inquirenti stanno sentendo nuovamente testimoni e amici della famiglia Poggi per ricostruire con maggiore precisione i movimenti e le frequentazioni dei giorni precedenti al delitto.
L’ombra del dubbio torna dunque a calare su un caso che sembrava chiuso, ma che oggi potrebbe prendere una direzione del tutto inattesa.