Si apre oggi il processo d’Appello per Alessia Pifferi, condannata all’ergastolo per la morte della figlia Diana
È una data significativa, quella di oggi. È il 29 gennaio, la giornata in cui la piccola Diana avrebbe festeggiato il suo quarto compleanno. Ed è proprio oggi che si apre il processo d’Appello nei confronti di Alessia Pifferi, la 38enne condannata all’ergastolo in primo grado per omicidio volontario aggravato.
Diana aveva 18 mesi: fu abbandonata dalla madre sola in casa mentre lei era fuori con il suo amante, una solitudine di quasi sei giorni che causà alla piccola una morte orrenda, per stenti.
Alessia Pifferi, il processo
I giudici hanno deciso di escludere la presenza delle telecamere in aula. La difesa, guidata dall’avvocata Alessia Pontenani, presenterà la richiesta di una nuova perizia psichiatrica, puntando a un’attenuazione della pena. Se respinta, il procedimento potrebbe concludersi rapidamente.
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Il processo di primo grado si era concluso il 13 maggio scorso con una condanna all’ergastolo. I giudici avevano ritenuto che la donna fosse pienamente capace di intendere e volere quando aveva deciso di lasciare la figlia da sola nella sua abitazione di Milano, in via Parea, per trascorrere del tempo con il compagno in provincia di Bergamo.
Alessia Pifferi, deficit o no?
Nel tentativo di dimostrare un grave deficit cognitivo, la difesa aveva richiesto una perizia psichiatrica. L’esame del dottor Elvezio Pirfo ha rilevato la presenza di disturbi dissociativi e della sfera affettiva, ma ha confermato la capacità dell’imputata di intendere e di volere. Una valutazione che ha portato alla conferma dell’accusa di omicidio volontario pluriaggravato.
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Il nuovo tentativo della difesa si appoggia su una ulteriore perizia psichiatrica. Se il tribunale dovesse accogliere la richiesta, la valutazione potrebbe fornire nuovi elementi per rivedere la sentenza di primo grado. Al contrario, un rigetto dell’istanza potrebbe portare a una conferma della condanna.
L’avvocata Pontenani, intervenuta ancora recentemente dopo che la sua assistita avrebbe accolto la proposta di matrimonio di un suo ammiratore sconosciuto, ritiene che la Alessia Pifferi presenti un profilo psicologico fragile, in contrasto con le conclusioni della perizia precedente. Tuttavia, i giudici potrebbero valutare questo tentativo come un’estrema strategia difensiva per evitare il massimo della pena.
Un’altra indagine
Mentre il processo d’Appello prende il via, a Milano prosegue anche un’altra indagine che coinvolge sette persone tra psicologi, avvocati e consulenti. Secondo l’accusa, due psicologhe del carcere avrebbero falsificato un test per far ottenere a Pifferi una diagnosi di ritardo mentale grave. Questo avrebbe permesso di richiedere una perizia psichiatrica nel tentativo di ridurre la sua responsabilità penale.
Tra gli indagati figurano l’avvocata Alessia Pontenani e il consulente Marco Garbarini, accusati di favoreggiamento. Il pubblico ministero Francesco De Tommasi ritiene che sia stata elaborata una strategia fittizia per simulare una parziale incapacità di intendere e volere. Secondo le accuse, Pifferi sarebbe stata istruita a simulare comportamenti alterati per convincere i periti della sua condizione mentale compromessa.