Il caso dell’assassinio di Chiara Poggi non finisce mai di stupire e uno dei protagonisti esce allo scoperto e spiega la situazione
Non ce la fa più. E’ esausto, infastidito e amareggiato perché la sua, dice lui, non è vita ma “è come stare agli arresti domiciliari senza aver fatto nulla…“. A parlare è Andrea Sempio che è finito sul registro degli indagati da alcuni mesi fa nella nuova inchiesta sull’omicidio di Chiara Poggi del 2007 a Garlasco.
Ormai sul delitto della povera ragazza uccisa 18 anni fa non fanno che uscire prove nuove e situazioni che si accavallano l’una con l’altra. A breve ci saranno altri colpi di scena, probabilmente, per via della nuova perizia che si sta facendo con tutti gli elementi che si sono scoperti e che sono stati tirati fuori in questo ultimo anno e mezzo. E in mezzo a tutto spunta sempre Andrea Sempio che confessa di essere un po’ allo sbando per tutto quello che è accaduto in questo ultimo anno, soprattutto.
Essere sbattuto in prima pagina di nuovo. Sperava di esserne uscito anni fa con l’archiviazione da parte dei magistrati, ma è proprio quella decisione che è stata messa in dubbio da altri magistrati che hanno puntato il dito contro Venditti, il procuratore di Pavia che anni fa deciso sulla sua archiviazione. “Se mi sento perseguitato? Un po’ sì, non posso negarlo”, spiega lui mentre è ospite di “Cinque minuti” da Bruno Vespa.
Andrea Sempio non ce la fa più ad essere al centro di tutto, dei sospetti e di ogni cosa che si muove a Garlasco attorno al delitto e spiega: “E’ una cosa che periodicamente ricapita ci ricadi dentro, un certo accanimento c’è, spero in buona fede. Io al momento non ho una vita, sono tornato a vivere nella cameretta in cui stavo una volta e a quasi 40 anni sono chiuso lì, non posso fare niente, è come essere ai domiciliari“.
Sulla domanda inerente alla posizione dell’ex pm Venditti e al famoso foglio su cui suo padre scrisse quel riferimento ‘Venditti gip archivia x 20-30 euro’, Andrea Sempio con normalità cerca di replicare: “Credo fosse semplicemente solo un appunto su quanto costava ritirare le carte dell’archiviazione, per quello 20-30 euro. Anche perché, cosa che non è passata sui media, in casa mia hanno trovato un appunto dove mio padre si era segnato tutte le spese ‘serie’, che erano espresse in migliaia di euro…“.
Sul riferimento alla posizione di Alberto Stasi, Sempio non fa una piega e, a differenza di quanto ha sempre espresso anche il suo vecchio avvocato Lovati, dice l’esatto opposto e si limita a citare le sentenze: “Penso che ormai sia stato acclarato in anni di processi e più sentenze, mi rifaccio a quello che hanno detto le sentenze: ad oggi il colpevole è Alberto Stasi e non ho motivo di pensare il contrario“.