Sgominata a Milano la cellula della Nuova Barona capeggiata da Katia Adragna detta la Nera: il giro di droga tra corrieri-rider e clienti facoltosi.
Clienti “importanti” che potevano “tornare utili” e i cui contatti sono rimasti sui dispositivi di Katia Adragna alias Nera, arrestata oggi insieme ad altre diciotto persone nell’ambito di un blitz antidroga di Antimafia, Ros dei carabinieri e polizia penitenziaria.
Tra le persone che “potevano servire” alla banda sono anche avvocati e politici, su cui ora le autorità hanno acceso un faro. Adragna, 46 anni, secondo i pm Francesco De Tommasi e Gianluca Prisco, era a capo di una cellula dell’organizzazione malavitosa denominata Nuova Barona, dal nome del quartiere popolare di Milano dov’è nata e dove ha sede la sua roccaforte. A tirare le fila la famiglia Calajò i cui vertici, Nazzareno e Luca, zio e nipote, sono già in carcere.
Nera avrebbe quindi preso le redini dell’organizzazione in assenza dei due per continuare a distribuire cocaina in tutto il capoluogo lombardo. Nelle carte dell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia (Dda) è ben descritto il ruolo dei pusher, camuffati da rider per le consegne e chiamati “glovo” nelle intercettazioni. Un sistema capillare e ingegnoso quello che emerge dal quadro della Procura sposato dalla gip Mariolina Panasiti, che ha emesso un’ordinanza di misure cautelari per diciannove componenti della cellula.
Adragna avrebbe avuto il compito di incassare i proventi per conto di Luca Calajò, da cui riceveva direttive, e per questo era contraria a qualsivoglia sconto sul prezzo della droga. “Io ci mangio di questo. È per portare da mangiare alla mia famiglia”, si legge nelle intercettazioni. Le basi logistiche sono state individuate dai militari in due appartamenti in via De Pretis e in via Lope de Vega. Se Nera gestiva la cellula tessendo i rapporti tra vecchi e nuovi affiliati, a procacciare i clienti era Federica Mastrapasqua, anch’ella finita in carcere.
Quest’ultima si occupava, secondo l’accusa, di trasporto, stoccaggio, confezionamento e vendita della droga nel quartiere Barona e in altre aree di Milano. In un quaderno rosso e in un’agenda nera, sequestrati nelle perquisizioni del 26 aprile 2023, è stata trovata la programmazione delle attività. Dai nomi dei corrieri ai clienti, organizzati per importanza, i pagamenti in contanti o con ricariche su carte prepagate, le dosi ancora disponibili. C’era tutto, persino i soprannomi dei pusher e le spese di carburante e gli stipendi degli spacciatori.
In un’occasione il fratello della 46enne, intercettato mentre parlava nella sua auto con la fidanzata, spiegava che Katia “aveva eliminato, nell’ottobre 2024, dopo la spedizione dell’avviso di conclusione indagini nei confronti di alcuni personaggi a lei vicini” tutti “i contatti presenti nella rubrica del suo telefono. Ad eccezione dei contatti dei clienti importanti, in quanto avrebbero potuto tornare utili”. Il quartiere Barona di Milano negli ultimi anni è stato trasformato in uno dei principali snodi del narcotraffico del capoluogo.
L’organizzazione Nuova Barona, legata alla famiglia Calajò, è già stata duramente colpita da inchieste giudiziarie riguardanti il traffico internazionale di droga e la vendita al dettaglio, ma non solo. Agendo come una vera e propria organizzazione criminale, gli affiliati della Nuova Barona sono stati accusati di detenzione di armi ed estorsioni.