Caso Pifferi, clamorosa decisione della Corte d’Appello: la sentenza

I giudici sottolineano che la donna resta capace di intendere e volere, ma dà delle attenuanti generiche riferite al suo stato mentale

Da assassina e madre degenerata a pazza. E’ la sintesi di quanto è emerso nel processo d’Appello ad Alessia Pifferi, la donna che ha fatto morire di fame la sua bambina lasciandola sola in casa perché era andata in vacanza. Una storia che ha terrorizzato e fatto arrabbiare l’Italia, ma adesso c’è una decisione che sta facendo discutere. E non poco.

Alessia Pifferi durante il processo di primo grado
Caso Pifferi, clamorosa decisione della Corte d’Appello: la sentenza (Ansa Foto) Milanocityrumors.it

La donna, che tanto è stata al centro della cronaca nazionale per mesi, e che era stata condannata all’ergastolo per quanto aveva fatto, ora è stata presa una decisione completamente diversa che sta facendo parlare parecchio. Alessia Pifferi alla fine è stata condannata in secondo grado a 24 anni per l’omicidio della figlia Diana, lasciata morire di stenti nel luglio del 2022.

Quindi, cancellato l’ergastolo che le era stato dato in primo grado. A prendere questa complicata e alquanto strana decisione è stata la Corte d’appello di Milano e nella persona della presidente Ivana Caputo che insieme ai suoi colleghi e dopo una serie di discussioni e di perizie che sono state portate in aula, hanno scelto di eliminare l’aggravante dei futili motivi, considerando che la premeditazione non era stata presa mai in considerazione né in primo grado ma anche nell’Appello, dove non è stata mai menzionata.

Capace d’intendere e volere, ma problemi mentali

I giudici hanno così bilanciato l’aggravante dell’omicidio in virtù del legame di discendenza e parentela dando così ad Alessia Pifferi le circostanze attenuanti generiche. Nella sentenza c’è anche la cancellazione sulla la condanna alla “misura di sicurezza della libertà vigilata” al termine della pena, oltre a mantenere le spese e il risarcimento a madre e sorella che si erano costituite parti civili nel processo.

Sono anche io mamma, è mia figlia anche lei e proprio non mi sento di commentare nulla“, le poche e sole parole che ha pronunciato la signora Maria, la mamma di Alessia Pifferi appena si è venuta a sapere la sentenza che coinvolgeva la figlia.

Alessia Pifferi accompagnata in aula dalla polizia penitenziaria
Capace d’intendere e volere, ma problemi mentali (Ansa Foto) Milanocityrumors.it

Alla lettura della sentenza, Alessia Pifferi non ha detto nulla, né ha fatto nulla. La Procura aveva chiesto la conferma dell’ergastolo e questa ulteriore decisione che ha cambiato le carte in tavola dal primo grado e all’Appello ha lasciato interdetti tutte le persone presenti, soprattutto l’avvocata generale di Milano Lucilla Tontodonati che aveva parlato per oltre due ore e mezzo davanti ai giudici.

I giudici hanno confermato la piena capacità di intendere e volere da pare della donna, ma le perizie portate in aula evidentemente hanno dato un’immagine diversa rispetto a quello che si pensava della donna imputata, madre che ha ucciso la propria bambina, ma che non si rendeva conto di quello che stava facendo e ha fatto.

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