Prima avveniva l’acquisto dell’immobile all’asta poi veniva rivenduto a prezzi esorbitanti. Nei guai sette persone, clan di un’associazione a delinquere, nel Milanese. L’indagine della Guardia di Finanza
Partecipavano alle aste deserte aggiudicandosi l’immobile prescelto con pochi soldi. Poi, una volta acquistata la struttura in stato d’abbandono la rivendevano nello stesso circuito a delinquere ma a prezzi esorbitanti. Tutto questo grazie a una serie di espedienti che facevano aumentare il valore della casa acquistata.
Così facendo l’associazione di truffatori riusciva a creare crediti Iva fittizi elevatissimi che riutilizzavano per il pagamento di imposte o per cessione del credito ad altre società. Un sistema intricato e ramificato che è stato scoperto dalle Fiamme Gialle del comando provinciale di Rho, nel milanese e che ha portato, oggi, a un sequestro preventivo di circa 39 milioni di euro ai danni di sette persone: due amministratori di una società, il loro consulente fiscale e altre 4 soggetti complici.
Le indagini dei finanzieri milanesi sono partite da alcune anomalie che i militari hanno riscontrato durante un controllo fiscale nei confronti di 2 società a Cornaredo e Settimo Milanese. Dietro quei sospetti era attiva un’organizzazione a delinquere composta da 75 società cartiere, le quali si occupavano di creare crediti Iva inesistenti emettendo fatture false per operazioni mai avvenute.
In totale sono circa 690 i milioni di euro proventi degli illeciti. Le indagini della Gdf sono in corso non solo in Italia ma anche in Austria e Croazia, e per questo hanno richiesto il supporto delle forze di polizia dei paesi esteri e il coordinamento dell’Eurojust.
L’organizzazione a delinquere aveva una fitta rete di contatti, ognuno con il proprio compito come colui che era addetto allo stanziamento dei fondi, utili per poi comprare gli immobili all’asta. Poi c’era la persona che partecipava attivamente alle aste per aggiudicarsi strutture abbandonate o con pesanti vincoli d’uso. Una volta acquistati gli immobili a prezzi stracciati, grazie ai diversi passaggi di proprietà e a perizie eseguite da professionisti iscritti all’albo, il loro valore schizzava alle stelle. Il sistema di frode era ben collaudato e da tempo era attivo su tutto il Paese.
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L’associazione nel 2016 si era aggiudicata l’asta per un immobile al prezzo conveniente di 155mila euro. Sei mesi dopo il gruppo aveva rivenduto la casa per 33 milioni di euro. Le imprese cartiere, ovvero le aziende che emettevano le fatture per operazioni inesistenti, non solo non versavano le imposte dovute sulle operazioni, ma creavano elevati crediti Iva fittizi.
Per questo motivo era necessario aumentare in modo spropositati i prezzi dell’immobile di turno. I soldi ricavati venivano poi utilizzati per pagare altri tributi oppure rivenduti a società come credito. Secondo quanto riporta MilanoToday, la guardia di finanza ha dichiarato che “l’Iva evasa è pari a 150 milioni di euro con 39 milioni di crediti fittizi indebitamente utilizzati”. L’accusa nei confronti dei sette soggetti appartenenti all’organizzazione criminale è quella di associazione a delinquere.