Le indagini hanno provato che l’ex schermidore poteva essere sul posto: l’inchiesta non viene archiviata, ora si rischia il processo per pedopornografia
A chiudere le indagini è stato il sostituto procuratore di Brescia Elena Tisato che, decidendo di non archiviare l’inchiesta, ha quindi deciso di contestare all’ex schermidore azzurro Andrea Cassarà il reato di tentata produzione di materiale pedopornografico. L’atleta è finito sotto inchiesta nell’ottobre del 2023 quando una ragazzina di 15 anni ha dichiarato agli agenti di essere stata ripresa da un cellulare mentre si stava facendo la doccia, all’interno degli spogliatoi San Filippo di Brescia.
Classe 1984, Andrea Cassarà è un ex schermidore italiano, specializzato nel fioretto e tesserato per la C. S. Carabinieri. Nel suo palmarès vanta due ori e un bronzo ai Giochi olimpici, otto ori, due argenti e quattro bronzi ai Mondiali e un oro ai Campionati Italiani, nel fioretto. Ecco qual è l’accusa che è stata mossa nei suoi confronti e cosa rischia oggi.
Leggi anche – Truffa milionaria ai danni di un imprenditore. Arrestate 2 persone in un ristorante di Milano
Leggi anche – Milano, 29enne inneggia sui social allo sterminio degli ebrei. Arrestato | VIDEO
Si rischia il processo
Tutto è iniziato ad ottobre 2023 quando una 15enne ha denunciato di essere stata filmata mentre si faceva la doccia, nel centro sportivo San Filippo di Brescia. Analizzando le telecamere, i Carabinieri hanno potuto collocare Cassarà nell’area degli spogliatoi in un orario compatibile con il racconto della minorenne. Da sottolineare, comunque, che la ragazza mai ha fatto il nome dell’ex schermidore o di qualcun altro: di fatto, mentre si faceva la doccia è riuscita solo a notare la mano con il telefonino, ma non il volto di chi lo reggeva.
Dopo aver collocato Cassarà nella zona degli spogliatoi, i Carabinieri gli hanno quindi sequestrato il cellulare: dall’indagine è emerso che lo stesso ex schermidore, poche ore prima, avrebbe cancellato del materiale riconducibile a quella medesima giornata.
Il sostituto procuratore di Brescia Ettore Tisato ha quindi deciso di chiudere le indagini e di rinunciare all’archiviazione: l’ex campione olimpico rischia il reato di tentata produzione di materiale pedopornografico. Ora ha 20 giorni di tempo per farsi ascoltare dalla Procura e dire la sua versione.