Novità nelle indagini sull’incendio che, nell’estate del 2019, ha causato la morte di una giovane paziente all’ospedale di Bergamo
La sentenza pronunciata dal giudice Laura Garufi, che quindi ha rimesso agli atti il pm Letizia Ruggeri, è chiara: gli addetti antincendio che, al tempo dei fatti, lavoravano per l’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo sono stati assolti perché il fatto non sussiste. Da valutare, invece, l’eventuale responsabilità dell’ospedale stesso nella sottovalutazione dei rischi: ecco cosa successe quel 13 agosto 2019.
Era la mattina del 13 agosto 2019 quando, all’ospedale di Bergamo, scoppiò un incendio che causò la morte di una ragazza di 19 anni, Elena Casetto. La giovane era ricoverata nel reparto di psichiatria e, secondo la ricostruzione effettuata dagli agenti, fu lei stessa ad appiccare il fuoco mediante un accendino. A distanza di quattro anni, le indagini sui due indagati sono giunte all’assoluzione: ecco le ultime notizie.
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Gli splinker erano tappati
Quando è scoppiato l’incendio, appiccato dalla vittima stessa che si trovava contenuta a letto dopo un tentato suicidio, gli splinker che avrebbero dovuto spruzzare l’acqua in tutti i locali non sono partiti. Questo è dovuto al fatto che fossero stati tappati proprio per motivi di sicurezza, quindi per evitare che i pazienti li usassero per autolesionismo: per la stessa ragione, mancavano anche gli impianti di estrazione dei fumi. Da quel giorno, però, tutti questi sistemi sono stati attivati.
Il processo
Per l’incendio e la morte di Elena Casetto sono finiti a processo Eugenio Gallifuoco e Alessandro Boccamino, al tempo dei fatti addetti alla squadra antincendio e dipendenti dell’azienda che gestiva questo servizio presso il Papa Giovanni di Bergamo. I due erano accusati di omicidio colposo ed incendio colposo ma, se l’accusa ha chiesto un anno di condanna, la difesa ha invece proposto l’assoluzione. La parte civile, invece, ha chiesto un risarcimento di 500mila euro e una provvisionale immediata di 250mila euro.
La perizia medica
A pesare sull’assoluzione anche la perizia medica effettuata dal medico legale Francesco De Ferrari che, sebbene sulle prime sembrasse che Elena fosse morta in alcuni minuti, ha stabilito che invece ha perso la vita in pochi secondi. Il pm ha inoltre contestato ai due imputati alcuni ritardi nell’intervento: da quando hanno ricevuto il segnale di incendio a quando sono stati allertati i vigili del fuoco sono passati sei minuti. In ogni caso, però, è arrivata l’assoluzione: ora si continuerà ad indagare sulle eventuali responsabilità dell’ospedale stesso, nel suo servizio di prevenzione e protezione.