Paolo Aurelio Errante Parrino, il boss mafioso 78enne legato a Matteo Messina Denaro, è stato arrestato all’ingresso dell’ospedale di Magenta, una cattura avvenuta dopo tre giorni di fuga.
È durata tre giorni la fuga di Paolo Aurelio Errante Parrino, 78 anni, arrestato oggi dai carabinieri del Nucleo investigativo di Milano davanti all’ospedale di Magenta, nel Milanese.
Il boss, parente acquisito di Matteo Messina Denaro, era latitante da tre giorni. L’ordine di carcerazione era stato emesso il 25 gennaio, ma “Zio Paolo”, così come Errante Parrino è noto negli ambienti mafiosi, era riuscito a rendersi irreperibile.
Chi è Paolo Aurelio Errante Parrino
La cattura è avvenuta nell’ambito dell’inchiesta Hydra che ha smascherato una vera e propria alleanza tra Cosa Nostra, Camorra e ’ndrangheta. Errante Parrino, considerato il punto di riferimento della mafia trapanese in Lombardia, avrebbe mantenuto per anni contatti diretti con Matteo Messina Denaro, il boss di Castelvetrano clamorosamente arrestato nel gennaio del 2023 dopo trent’anni di latitanza e deceduto nel settembre 2023.
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L’operazione è stata coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano, con il PM Alessandra Cerreti al coordinamento delle indagini. Secondo fonti giudiziarie, Errante Parrino – che torna in stato di arresto – potrebbe adesso essere ricoverato nei prossimi giorni per motivi di salute. Il suo legale, Roberto Grittini, ha già presentato una richiesta per ottenere gli arresti domiciliari, una misura cautelare meno afflittiva. Tuttavia, gli inquirenti sottolineano il rischio di fuga, a maggior ragione dopo questi tre giorni di latitanza e dalle circostanze che hanno portato alla sua cattura.
La fuga di Errante Parrino
La fuga del boss era iniziata il 25 gennaio, quando i carabinieri si erano recati presso la sua abitazione ad Abbiategrasso per eseguire l’ordine di carcerazione emesso dalla Cassazione. All’arrivo delle forze dell’ordine, però, del boss non c’era traccia. Errante Parrino risultava irreperibile, dando il via a una caccia all’uomo conclusasi solo tre giorni dopo.
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La sua latitanza, seppur breve, aveva alimentato timori tra gli inquirenti, considerando il legame con Matteo Messina Denaro, che per anni era riuscito a sfuggire alla giustizia grazie al supporto di una fittissima rete di relazioni mafiose. I giudici del Tribunale del Riesame, nell’ambito dell’inchiesta Hydra, avevano già evidenziato il pericolo di fuga legato al contesto criminale a cui apparteneva il boss. Errante Parrino era stato indicato come il “punto di raccordo” tra i principali clan mafiosi in Lombardia, unendo le attività di Cosa Nostra, Camorra e ’ndrangheta in un unico sistema di controllo e gestione di affari illeciti.
L’inchiesta Hydra
La decisione della Cassazione, che aveva rigettato il ricorso presentato dalla difesa del boss, aveva confermato la necessità di procedere con l’arresto immediato. Il giudice aveva inoltre sottolineato il rischio concreto che il boss potesse usufruire della stessa rete di protezione che per anni aveva garantito la latitanza di Messina Denaro.
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Una preoccupazione evidentemente giustificata considerando la facilità con cui il boss 78enne è riuscito a far perdere le sue tracce. L’arresto di Paolo Aurelio Errante Parrino rappresenta uno dei tasselli principali dell’inchiesta Hydra, condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano. L’indagine ha portato alla luce l’esistenza di un sistema mafioso che operava in Lombardia e coinvolgeva le principali organizzazioni criminali italiane: Cosa Nostra, Camorra e ’ndrangheta. Con relazioni strette e molto evidenti con la malavita organizzata siciliana.
Il rappresentante di Messina Denaro a Milano
Secondo gli inquirenti, Errante Parrino era il rappresentante del mandamento di Castelvetrano nel Nord Italia. Già condannato a dieci anni di reclusione per associazione mafiosa, il boss avrebbe avuto un ruolo centrale nella pianificazione di strategie criminali e nella gestione degli affari illeciti del sistema mafioso lombardo. Un uomo con relazioni importantissimi ma soprattutto estremamente potente proprio in considerazione delle sue relazioni.
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Tra i suoi compiti, secondo le indagini, vi era anche quello di fungere da tramite per le comunicazioni con Matteo Messina Denaro durante la sua latitanza.
L’inchiesta Hydra ha già portato all’arresto di altri membri del sistema mafioso lombardo. Tra questi, Giovanni Abilone, 44 anni, fermato a Milano con un revolver calibro 38 e una quantità significativa di cocaina. Operazioni che hanno inoltre portato al sequestro di armi, munizioni e beni illeciti riconducibili all’organizzazione.
Il profilo di Paolo Aurelio Errante Parrino
Originario di Castelvetrano, in provincia di Trapani, Paolo Aurelio Errante Parrino è considerato un “uomo d’onore” della famiglia mafiosa di Castelvetrano. Un boss vecchio stile, che rispondeva a regole consolidate della malavita siciliana.
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Il suo ruolo è stato descritto dagli inquirenti come quello di un decisionista, incaricato di pianificare e dirigere le attività criminali del mandamento in Lombardia. La sua influenza si estendeva oltre i confini regionali, grazie ai legami consolidati con la Camorra e la ’ndrangheta.
Tra i principali interessi del boss vi erano gli affari finanziari in Lombardia, gestiti con modalità che avrebbero garantito guadagni illeciti per milioni di euro. La sua figura è stata centrale nell’inchiesta “Hydra”, che ha smascherato i meccanismi di collaborazione tra le principali mafie italiane.
Un arresto importante
L’arresto di Paolo Aurelio Errante Parrino segna un punto di svolta nelle indagini sulla criminalità organizzata in Lombardia, confermando l’importanza delle sinergie tra le diverse forze dell’ordine e la magistratura nella lotta alle mafie. Anche se le circostanze dell’arresto, fuori da un ospedale, lasciano intendere che le condizioni di salute del boss per il quale a breve i giudici potrebbero anche decidere misure cautelari alternative al carcere non sono assolutamente buone.