Trapianto di rene da padre a figlio. Una storia che arriva da Saronno

Una bella storia di amore e medicina di eccellenza: un padre 82 enne di Saronno, provincia di Varese, ha donato un rene al figlio per il trapianto.

L’uomo era affetto da una grave patologia che, con l’aggravamento, rischiava di portarlo alla dialisi. Il 53enne, docente alla Bocconi, era già in lista di attesa ma i tempi si profilavano lunghi.
Presa la decisione, i due sono stati indirizzato dai propri specialisti al centro trapianti dell’ospedale Molinette di Torino, all’avanguardia per gli interventi sui reni e per quelli considerati “difficili” per tanti motivi.
In questo caso per l’età avanzata del donatore.

Luigi Biancone, direttore della Nefrologia e responsabile del programma di trapianto di rene dell’ospedale, ha spiegato: “Il trapianto da donatore vivente negli ultimi anni è in crescita anche nel nostro Paese […] E nelle situazioni giudicate difficili conviene rivolgersi ai centri esperti per avere un parere”.
“La tutela del donatore è il nostro primo pensiero – ha precisato – e per questo viene sottoposto ad una serie di esami e valutazioni molto attente per permettergli di donare con minimi rischi. Per quanto riguarda l’età del donatore non vi è un limite, ma il dato anagrafico va rapportato con i dati clinici, morfologici e funzionali che possono segnalare un’età biologica più bassa”.

Dopo gli accertamenti necessari, padre e figlio sono stati quindi ricoverati e sottoposti a intervento. Il decorso post operatorio è stato regolare al punto che sono già stati dimessi.

“Non ho fatto nulla di eccezionale, per un padre è più che normale fare ciò che può per migliorare la vita di suo figlio. Io stavo bene prima e sto bene dopo. Mio figlio, che era arrivato alla soglia della dialisi, adesso è un leone”.

Il padre ha poi raccontato: “Da 12 anni mio figlio era sottoposto a controlli stringenti, era costretto a prendere medicine e seguire una dieta ferrea. Ma l’insufficienza renale è progressiva e può solo peggiorare. L’autunno scorso è arrivato al limite oltre il quale scatta la dialisi. Io pensavo già da tempo di compiere questo passo: aspettavo solo il via libera dei medici, che volevano attendere che arrivasse il momento opportuno, quello cioè in cui i reni di mio figlio non ce l’avrebbero più fatta da soli”.

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