Se Milano è ricca di invenzioni e di marchi di qualità e sa far bene quasi tutto, è perché è una fucina di ingegneri con una grande scuola che li forma come il Politecnico. L’ingegneria è un po’ nel dna della cittài, come l’intraprendenza. Sarà un caso, ma fu a Milano che il genio dei geni, Leonardo Da Vinci, lavorò alle sue più avveniristiche opere tecniche.
Tra chi insegnò in questa università c’è uno dei grandi ingegneri sognatori del futuro che da Milano, in modo molto più concreto degli artisti futuristi, lanciò la sfida al cielo: Enrico Forlanini.
Forlanini è un nome che i milanesi pronunciano spesso: ‘devi prendere viale Forlanini’, ‘vado a correre al parco Forlanini’, ‘l’aereo ce l’ho al…’ no l’aeroporto cittadino continuano a chiamarlo Linate, che è il comune dove sorge, anche se è intitolato proprio all’Enrico ingegnere, uno dei pionieri del volo italiano. Già nel 1877 lavorava al progetto di un elicottero. Costruì diversi modelli di dirigibili con numerose innovazioni e con i quali puntava a creare una rete di traffico passeggeri in Italia. E fu anche l’inventore dell’aliscafo. Ma non c’era solo lui a Milano ad appassionarsi al volo.
C’era la folla curiosa, quella che era corsa a vedere, nel 1908, il francese Leon Delagrange che si esibiva con l’intento di riuscire a restare in volo per un quarto d’ora con il suo prototipo di velivolo.
Era una manifestazione spettacolare, di quelle tipiche dell’inizio del secolo scorso, con in palio un premio in denaro, che mescolava l’intrattenimento e la divulgazione scientifico/tecnologica. Il pilota francese non riuscì nell’intento: sfiorò infatti il terreno con una ruota dopo undici minuti. Ma sempre una grande impresa fu per quei tempi, se una targa all’ingresso della vecchia fiera lo ha ricordato per un secolo.
Tra gli appassionati ci fu anche Alessandro Anzani, l’operaio che emigrò in cerca di fortuna da Gorla a Parigi. Nella capitale d’oltralpe costruì i motori che permisero a Louis Blériot di fare la prima traversata aerea della manica.
E tutt’intorno alle persone che si emozionavano per il volo, c’era soprattutto un’industria che pensava in grande.
Nella zona di Taliedo fu costruito il primo campo d’aviazione di Milano in occasione del Circuito Aereo Internazionale del 1910. Per 20 anni costituirà l’aeroporto di Milano, fino alla costruzione della vicina pista di Linate, oltre a diventare il polo aeronautico industriale della Lombardia.
Vi trasferì infatti l’attività Giovanni Battista Caproni, un altro ingegnere. Era un trentino, allora di nazionalità austriaca quindi ma italiano irredentista, che stava già lavorando alla costruzione di aeromobili nella zona di Malpensa, quella del futuro aeroporto internazionale.
A Taliedo costruì i suoi famosi ed efficienti aerei da guerra che furono utilizzati dalle aviazioni militari non solo del Regno d’Italia ma anche di Francia, Stati Uniti, Gran Bretagna. Sempre in questa zona aprì in seguito i suoi stabilimenti un’altra industria del settore, la Piero Magni aviazione.
Nel centro della città l’opera del conte di Taliedo è ricordata in via Durini, nel Palazzo Durini-Caproni, dove una targa riporta questa memoria:
DAL 1916 AL 1957
QUI VISSE E LAVORÒ
IL PIONIERE DELL’AERONAUTICA
ING. GIANNI CAPRONI
CONTE DI TALIEDO
IDEATORE E COSTRUTTORE
DI ALI ITALIANE
Sono storie d’altri tempi. Sono le storie che hanno fatto Milano.