Pochi giorni fa si è disputata in Libia la Reconstruction Cup-Fdrl. In campo c’erano Inter e Atletico Madrid. Ecco cosa ha denunciato un’organizzazione internazionale.
Nella serata del 10 ottobre scorso nel nuovo stadio internazionale di Bengasi, in Libia, si è disputato un match tra Inter ed Atletico Madrid. Gli spagnoli hanno avuto la meglio ai calci di rigore per 5 a 3, dopo che i tempi regolamentari si erano chiusi sull’1 a 1, aggiudicandosi la Coppa della Ricostruzione (Reconstruction Cup).

La partita, poco più che un’amichevole, è stata organizzata in un momento in cui i campionati maggiori erano fermi per permettere ai calciatori di giocare con le proprie nazionali. Chiamarsibomber.com ha raccontato di una partita cominciata con diversi minuti di ritardo per motivi logistici e di uno scambio di nomi tra i due allenatori nelle grafiche della tv libica. Una gaffe, anche se da ridere ci sarebbe in realtà molto poco.
La Coppa sarebbe stata voluta da Khalifa Haftar, capo delle Forze armate arabe libiche (Laaf). Un gruppo militare considerato da diverse organizzazioni internazionali responsabile di una dilagante repressione e di gravi abusi nei confronti della popolazione. Amnesty International si è scagliata più volte contro la Laaf, denunciando sparizioni forzate e detenzioni arbitrarie di politici, giornalisti e scrittori.
Salah (Hrw): “Politici fatti sparire nelle aree sotto il controllo della Laaf”
La denuncia sulla Reconstruction Cup è opera di Human rights watch, un’organizzazione internazionale per l’appunto, che ha parlato di sportswashing. Ovvero, la pratica di ospitare un grande evento sportivo, in questo caso con la partecipazione di due top club europei, “per attirare l’attenzione positiva dei media e distogliere l’attenzione dagli abusi”. Hrw ha scritto ad Atletico Madrid e Inter il 24 ottobre per chiedere spiegazioni, ma fino a questo momento non ha ricevuto risposta.
“La Libia si unisce a Paesi come l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti nell’usare lo sportswashing. – ha spiegato Hanan Salah, direttrice associata di Hrw – Ma ospitare mega club europei non nasconderà il fatto che legislatori e politici vengono fatti sparire nelle aree sotto il controllo della Laaf e che sparizioni forzate e rapimenti sono pervasivi e sistematici anche secondo le Nazioni Unite”.

Il Fondo per la ricostruzione e lo sviluppo della Libia (Fdrl), guidato dal figlio di Haftar, Belgasem, ha ristrutturato lo stadio da 42mila posti e coperto i costi dell’evento. Secondo una recente inchiesta condotta da The Athletic, un magazine di proprietà del New York Times, Atletico ed Inter sarebbero state invitate proprio dal Fondo di Haftar, la cui famiglia governa la parte orientale del Paese nordafricano.
Il quotidiano spagnolo Marca ha stimato che l’Atletico abbia ricevuto 3 milioni di euro per prendere parte alla Coppa, mentre non si è a conoscenza di quanto abbia incassato l’Inter. The Athletic ha anche ricostruito i legami tra la Libia ed il calcio italiano. La Supercoppa Italiana dell’agosto 2002 si giocò a Tripoli, e la compagnia petrolifera statale libica Tamoil è stato lo sponsor principale sulla maglia della Juventus per quasi cinque anni.
Il trofeo sollevato a Roma
Nel 2002, durante il regime dell’allora dittatore Muammar Gheddafi, la Lafico, la Libyan arab foreign investment company, acquistò azioni della Juventus. Il figlio di Gheddafi, Saadi, fu ingaggiato come calciatore da Perugia, Udinese e Sampdoria. Da quando Gheddafi è stato destituito e ucciso, la Libia è nel caos, “e il suo calcio nazionale ha rispecchiato la sua politica”, si legge nell’indagine dei reporter statunitense.
Una competizione si gioca nell’est del Paese, una regione controllata dal regime militare di Khalifa Haftar. Un’altra si svolge a ovest, dove è in carica un governo di transizione riconosciuto dalla comunità internazionale. I campioni vengono decisi da una fase finale che si gioca in Italia da due anni. L’Al Nasr di Bengasi, di proprietà di Saddam Haftar, un altro figlio di Khalifa, ha sollevato il trofeo a Roma al termine della stagione 2023-24. L’Al Ahly di Tripoli è invece campione in carica dell’ovest.

La ristrutturazione dello stadio internazionale di Bengasi è stata completata all’inizio di quest’anno da Limak. Ovvero, l’azienda turca che sta ricostruendo anche il Camp Nou di Barcellona. Inizialmente proprio i blaugrana sarebbero dovuti scendere in campo in Libia contro i nerazzurri, ma il Barcellona ha declinato l’invito e, pare, restituita la somma già pagata dai libici, a causa di impegni concomitanti. Inizialmente si era parlato di “ragioni di sicurezza“, a cui il Parlamento libico ha risposto con una lettera all’Ambasciata spagnola.
A febbraio la struttura ha ospitato una partita tra vecchie glorie del calcio. Vi hanno preso parte stelle come Samuel Eto’o, John Terry, Dimitar Berbatov, Roberto Carlos e Marco Materazzi. A giugno, delegazioni italiane hanno visitato lo stadio durante il Forum italo-libico per lo sviluppo e la ricostruzione. “I tifosi libici – ha concluso Salah – potranno anche essere orgogliosi di ospitare squadre importanti. Ma le società sportive devono rispettare i diritti umani”.
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— Inter ⭐⭐ (@Inter) October 10, 2025
La partita si è svolta sotto lo sguardo attento di più di 40mila persone e delle autorità libiche. Aqila Al Abbar, direttrice del Dipartimento di Cooperazione Internazionale dell’Fdrl ha dichiarato a Tuttosport: “Questa partita è un messaggio di fiducia che inviamo al mondo intero: grazie allo sforzo della sua gente, la Libia è sul cammino giusto per il recupero e la stabilità. La scelta di Bengasi come sede di questo evento suppone un riconoscimento internazionale agli importanti sforzi realizzati per riabilitarne le infrastrutture”.
 
					




