Gianluca Scamacca è uno dei più prolifici fra gli azzurri in questo momento: l’attaccante della Dea è al centro di un curioso retroscena.
Scamacca e l’azzurro. Rende meglio con il nero accanto visto che all’Atalanta non lo ferma più nessuno: durante la finale di Europa League è stato uno dei migliori. La difesa del Bayer Leverkusen non sapeva più come prenderlo. Infatti alla fine ha subìto gol: non direttamente da lui, ma l’attaccante romano ha fatto ammattire i difensori tedeschi.
Un ex Roma a Bergamo: già questo potrebbe valere il capitolo di una storia a parte, ma l’uomo in più della Dea è famoso per aver fatto infuriare Luciano Spalletti. In questo è molto simile a un altro romano, forse il romano (e romanista) per eccellenza quando si parla di calcio. Francesco Totti.
L’ex centravanti della Roma, infatti, con il tecnico di Certaldo ha sempre avuto un rapporto di amore e odio. Ora le vicende hanno preso una piega diversa ed è arrivato un chiarimento, ma nel recente passato non era così. Il numero dieci per eccellenza ha fatto infuriare Spalletti per via di alcune carte da gioco non ammesse in ritiro.
Scamacca, invece, si è mostrato troppe volte mentre giocava alla PlayStation. In ritiro a giocare ai videogiochi. Non è una bella immagine. Questo accadeva molto prima della preparazione europea. Da lì in poi è cominciata a circolare la voce che il centravanti dell’Atalanta fosse pigro: “Vorrà dire che correrò di più”, ha detto l’attaccante.
Promessa mantenuta. Nel ritiro pre-Europeo Scamacca appare in formissima. Deve aver ascoltato i rimbrotti di Spalletti e cambiato atteggiamento: i risultati si vedono. Incisivo sotto porta e determinante in mezzo al campo. Meno giochi, più gioco: questo chiede Spalletti. Mantra assolutamente recepito.
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Dalla Playstation alla realtà: la tecnica di Scamacca sembra provenire da un videogioco, ma è reale. Per questo il CT se l’è presa così tanto: basta poco per mandare all’aria un lavoro di mesi, persino una partita di troppo. Ai videogiochi, perchè in mezzo al campo la foga non è mai troppa.