La protesta dei rappresentanti di ristoranti, bar e pub sotto la Prefettura

Nonostante la pioggia battente che ha caratterizzato la giornata di questo 26 ottobre, un gruppo di manifestanti in rappresentanza di ristoratori e gestori di bar e pub ha portato avanti una protesta sotto le finestre della Prefettura.

I partecipanti portano in piazza la protesta delle categorie che si ritrovano, loro malgrado, costrette a un nuovo lockdown dato che il decreto del Governo, varato solo ieri, impone loro la chiusura alle 18:00.
Sugli striscioni preparati per l’occasione si leggevano tutto il malcontento e la rabbia: “Servono fatti non decreti”, “Falliamo noi fallite voi” e “No tasse e più aiuti concreti”.
L’organizzatore della protesta, Alfredo Zini, lui stesso un ristoratore, ha denunciato: “[…] ci sarà così un mercato parallelo di abusivismo, la gente potrà acquistare alimentari e alcolici e consumarli anche abusivamente per la strada. Chiediamo un allineamento del Dpcm e dell’ordinanza regionale, uno dice chiudere alle 18 e l’altra alle 23”.
Tra i problemi generati da questo nuovo divieto, oltre alla prospettiva di chiusura per molti esercizi, c’è il rischio concreto che la criminalità approfitti della crisi economica per impadronirsi delle attività commerciali in evidente difficoltà.
Inoltre, i ristoratori non pretendono aiuti a profusione ma commisurati alle effettive perdite che stanno subendo. Nella serata di oggi è previsto che siano ricevuti dal prefetto Renato Saccone al quale consegneranno una lettera con richieste molto semplici riassumibili in:
– Revisione del decreto governativo e dell’ordinanza regionale;
– Riduzione del pagamento delle tasse, soprattutto locali;
– Lotta all’abusivismo.

Il nuovo decreto ha gettato nello sconforto anche altre categorie, in primis quelle di chi è stato costretto proprio alla chiusura, e che si apprestano a manifestare a loro volta. Il 27 ottobre sarà la volta dei gestori delle palestre mentre una lettera firmata da un centinaio di registi italiani ha già chiesto al ministro dei beni culturali Franceschini di rivedere la chiusura di cinema e teatri.

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