Gli Sforza, signori di Milano, possedevano un’immensa tenuta di caccia, che andava dalla grande città al Ticino. Attraverso questa tenuta si giungeva dapprima a Cusago, dove esiste tuttora una castelletto, in via di restauro, che ricorda per le sue forme il castello Sforzesco, dopodiché ad Abbiategrasso ed infine a Vigevano, superando il Ticino.
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IL FILE GPX
Il percorso che vi proponiamo si trova proprio su questa antica via, ancora distinguibile e facilmente percorribile da chiunque con biciclette da strada.
Si parte da Baggio, il primo avamposto millenario, dapprima dei monaci “bonificatori” della pianura, che ci offre un borgo veramente singolare, con una forte identità, l’unico paese facente ormai parte del comune di Milano, ma rimasto per così dire intatto nella sua parte più antica. Lo attraversiamo soffermandoci di fronte alla famosa chiesa “dell’organo” (và a Bagg a sunà l’orghen), e ammirando i suoi innumerevoli riquadri piastrellati che ricordano attività e fatti del paese (dalle donne staffette partigiane ai percorsi del giro d’Italia in onore dei meccanici-ciclisti, agli asini della omonima corsa della sagra di Baggio, giunta quasi alla 400 esima edizione).
Imbocchiamo, verso ovest, la via Cusago, che costituisce l’inizio vero e proprio del percorso; manteniamoci sulla destra fino ad incrociare la ciclabile, a sinistra, che si trova sul precedente alveo della provinciale Milano-Abbiategrasso, un gran bel tratto protetto, soprattutto per chi ricorda che andare a Cusago in bici sulla vecchia strada era una scommessa col Padreterno. Ci portiamo così all’ingresso di Cusago, dove dovremo superare una rotonda alquanto pericolosa, dopodiché continua una piacevolissima ciclabile che ci porterà, in breve, al castello e alla piazza omonima.
Una breve sosta per procedere verso il bosco omonimo, che si trova a due chilometri di distanza e che rasenteremo sulla vicinale Cusago-Cisliano, assolutamente protetta e molto frequentata da ciclisti e corridori. A Cisliano viaggiamo sulla ciclabile che attraversa il centro del paesino, per giungere su una strada secondaria interrotta dalla provinciale per Bareggio.
Riusciamo comunque, con un po’ di attenzione, ad attraversarla e ci troviamo sul suo prolungamento ad ovest, che attraversa, in terra battuta, l’abitato dell’oratorio di S.Bernardo. Proseguendo, ad un incrocio deviamo a sinistra (verso sud) e in breve attraversiamo, con attenzione, la provinciale per Abbiategrasso.
Gli incroci sono terminati e fino al centro di Abbiategrasso possiamo stare molto sereni. In aperta campagna, protetti da filari di alberi o di fronte ad immense distese, che in certi periodi sono completamente ricoperte d’acqua (le mitiche risaie), vivremo un’esperienza di grande serenità avvistando stormi di uccelli palustri (ad esempio aironi bianchi e cinerini, con maestose aperture alari).
Giungiamo molto presto alle porte di Abbiategrasso e, sfruttando l’alzaia del Naviglio Grande, eviteremo di doverci immettere sulla statale. Sempre su un percorso protetto la sotto passeremo e saremo in prossimità del centro storico, ancora in parte protetto da un grande fossato (oggi parco). Lo attraverseremo procedendo in direzione sud e dopo qualche chilometro taglieremo la ferrovia per immetterci sulla ciclabile che costeggia la strada per Vigevano, fino a salire sul vecchio ponte ticinese, che verrà sostituito da un manufatto nuovo, visibile verso sud, liberando questa strada ottocentesca. Naturalmente non mancheremo di ammirare il grande fiume.
Ancora un po’ di strada e si giunge nella magnifica piazza Ducale, gioiello rinascimentale incontrastato. Da quel punto si può salire sul terrapieno del castello e percorrere la strada coperta in direzione della via di ritorno, che sarà la medesima dell’andata fino al bivio sulla destra per Ozzero, paese in bilico sull’argine naturale del Ticino. Questa strada, più a sud di quella dell’andata, ci farà viaggiare in aperta campagna fino a Gaggiano, dove intercettiamo l’alzaia del Naviglio Grande dopo aver percorso un bellissimo ponte ciclopedonale a gobba da cui si può ammirare il vecchio abitato (al tramonto è particolarmente suggestivo).
Dopodiché non rimane che percorrere l’alzaia ciclabile del naviglio fino a Milano, alla Darsena se si vuole. Come molti sapranno, si rasenta la chiesa di S.Cristoforo, un vero gioiello, ma anche molta archeologia industriale, come il ponte levatoio su cui transitavano i trenini della Richard Ginori, collegandosi con la ferrovia Milano- Vigevano, voluta fortemente da quest’ultima città per connettersi con la capitale lombarda, e successivamente divenuta Milano-Genova, prima che costruissero la direttissima.
Documentandosi, si inserirà ciò che si vede in un quadro molto più ampio, dove ferrovia e via d’acqua sono assi fondamentali per lo sviluppo dell’intera città di Milano.