Il prossimo 30 marzo, in via dei Piatti 8, il Comune di Milano scoprirà una targa dedicata a Enzo Tortora, volto noto del piccolo schermo finito al centro di un atroce caso di malagiustizia.
L’iniziativa rientra nell’ambito del programma Milano è memoria, dedicato a coltivare la storia di Milano e dei suoi abitanti più illustri, ed era originariamente prevista per il 30 novembre, anniversario della nascita di Tortora.
È stata la sua compagna Francesca Scopelliti a chiedere lo spostamento sia per andare incontro a un periodo, si spera, meno grave per quanto riguarda l’epidemia, sia per dare il giusto spazio a un’iniziativa attesa da tempo.
Volto principalmente televisivo, nel corso della sua lunga permanenza in Rai, nella quale entrò giovanissimo, Tortora portò al successo dapprima la Domenica sportiva tra il 1965 e il 1969 rinnovandone completamente il format. Sempre nel’65 tenne a battesimo e fu il primo conduttore di Giochi Senza Frontiere.
Il programma che però lo identifica in assoluto nell’immaginario collettivo italiano è Portobello del 1977. Il programma prendeva il nome dal celebre mercatino delle pulci dell’omonima strada londinese e proponeva proprio la compravendita di oggetti più strani con tanto di base d’asta e cabine telefoniche per raccogliere le offerte dei telespettatori.
La sua particolarità, però, è stata quella di avere racchiuso in sé elementi che, negli anni successivi, avrebbero dato vita, a loro volta, a trasmissioni di grande successo: la ricerca dell’anima gemella, l’incontro con una persona che non si vedeva da anni, la segnalazione di una persona scomparsa. Solo per citarne alcuni.
Uno dei protagonisti indiscussi della trasmissione, insieme a Tortora, era un bel pappagallo verde di nome Portobello, appunto, addestrato a ripetere il nome del programma. Quando il pennuto ne aveva voglia, va da sé.
Tanto che a ogni puntata, c’era uno spazio dedicato a questa impresa in cui un ospite o qualcuno del pubblico aveva un minuto di tempo per far ripetere al pennuto la parola Portobello. Quasi sempre senza successo tranne quando nell’impresa si cimentò l’attrice teatrale Paola Borboni.
Chissà se a stregare il pappagallo fu la sua voce decisamente roca.
Oltre alla televisione, però, si associa il nome di Tortora a una triste vicenda giudiziaria che, per aver spaccato l’opinione pubblica in maniera così netta tra innocentisti e colpevolisti, viene ricordata come “il caso Tortora”. All’alba del 7 giugno 1983, il presentatore venne infatti arrestato dai Carabinieri di Roma dove viveva in quel periodo con le accuse di traffico di stupefacenti e associazione di stampo camorristico.
Il suo nome era stato fatto da più di un pregiudicato nell’ambito di una delle prime maxi inchieste sulla criminalità organizzata.
Una delle immagini simbolo di quel momento della vita di Tortora lo vede scortato da due agenti con tanto di manette in bella vista.
Tortora, che si era sempre professato innocente, venne condannato e dopo 271 giorni di carcere, il 17 gennaio 1984 gli furono concessi gli arresti domiciliari. A questo periodo risale il suo avvicinamento al partito Radicale che già allora era in prima linea nelle battaglie per la giustizia.
Nelle loro fila fu eletto al Parlamento Europeo in quello stesso anno.
Nel settembre del 1985 arrivò però la condanna a 10 anni di carcere, motivo per il quale Tortora rinunciò all’incarico politico e alla relativa immunità parlamentare mentre proseguiva lo sconto della pena ai domiciliari.
Il 15 settembre 1986 il colpo di scena.
La Corte di Appello di Napoli assolse Tortora con formula piena.
I giudici, infatti avevano stabilito che le accuse che arrivavano dai camorristi erano false allo scopo di ottenere una riduzione di pena mentre quelle di altri lo erano allo scopo di trarre pubblicità dalla vicenda.
Tortora tornò in Rai nel febbraio del 1987, con una riedizione di Portobello. Il suo primo piano tradiva un’evidente emozione e mentre gli applausi del pubblico non accennavano a diminuire, le sue primissime parole furono: “Dunque, dove eravamo rimasti?”.
Tortora si ritirò dalle scene televisive per il sopraggiungere di un tumore al polmone e si spense a Milano, dove nel frattempo era tornato a vivere, nella casa di via dei Piatti il 18 maggio del 1988. Aveva 59 anni.