Milano, via libera alle carriere alias. Sul badge non sarà specificato il genere per chi lo desidera: una scelta che apre ai transgender.
Milano, si cambia ancora. Il capoluogo lombardo è sempre stato all’avanguardia su molti aspetti. Anche per quello che riguarda l’inclusione sociale. Si è passati dalle calze arcobaleno di Sala qualche anno fa, al patrocinio del Pride dopo l’evento di Roma e tante battaglie importanti sulle unioni civili.
A Milano la diversità si dimostra essere un valore aggiunto. Da oggi anche sul lavoro. L’esempio arriva proprio da Palazzo Marino. A Milano si cambia a partire dal Comune: via libera alle carriere alias. Sarà possibile, dunque, omettere il genere di riferimento sul tesserino identificativo.
Milano, Palazzo Marino apre agli “Alias”
Nel badge, dunque, ci sarà nome-cognome ed età, ma senza specificare il genere di appartenenza. Una riservatezza che agli occhi del pubblico si dimostra inclusiva. Questo nel rispetto di coloro che devono intraprendere – o hanno già intrapreso – un percorso di transizione rispetto alla propria identità di genere.
M to F o F to M non fa differenza: l’importante è non avere discriminazioni sul lavoro. Traguardo importante per Monica Romano, consigliere comunale transgender, che parla di obiettivo raggiunto: “Solo sul territorio sono 13mila le persone nella stessa situazione”. Poi chi vorrà avere delucidazioni maggiori sullo stato di salute e fisico dei dipendenti potrà inviare – all’occorrenza – una richiesta formale.
Cosa cambia in termini d’impiego
Altrimenti prevarrà solo la competenza e il modo di porsi. Rispetto, educazione e cortesia a prescindere da tutto. Un altro steccato abbattuto contro l’intolleranza e gli stereotipi. Palazzo Marino si conferma accessibile a tutti. Non mancano le polemiche social su questo aspetto, anche se viene affrontato meno per via dell’altra recente iniziativa da parte del Comune: la bandiera della pace in favore del cessate il fuoco sulla Striscia di Gaza.
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Decisione che ha acceso il dibattito politico e non solo. Sala mette un altro tassello verso una Milano a misura di tutti. Oltre ogni tipo di preconcetto e luogo comune. Il capoluogo ha fatto dell’integrazione sociale la propria cifra stilistica, con tutto quel che ne consegue. Dato che, ancora oggi, non è facile abbattere certe barriere.