A Milano il prezzo del caffè al bar sale alle stelle: un espresso ristretto anche 2 euro, 5 euro invece per il servito. L’allarme dei baristi: “Così perdiamo i clienti”
La colpa è dell’inflazione, lamentano i baristi e i titolari delle caffetterie di Milano. Il rischio è che la clientela vada via via diminuendo. Il prezzo di un caffè al bar sfiora 1,50 euro e in alcuni casi anche 2 euro. Ma non va meglio nelle altre città della Lombardia.
Infatti, Milano – seppur cara – non porta la maglia nera in tal senso: “Peggio in altre città del Nord”. I dati dell’osservatorio prezzi del Comune milanese hanno messo nero su bianco le cause dei rincari spaventosi nei bar meneghini. Dalle materie prime alle utenze, tutto influisce negativamente sulla tazzina di caffè.
Caro caffè, quanto mi costi. Le cause dei rincari
L’aumento dei costi delle materie prime, gli affitti e le utenze hanno portato i titolari dei bar di Milano ad aumentare il prezzo del caffè. E anche se Milano non è la peggiore città in questo senso, la colazione cambia diventando salata, non per gusto ma per scelta. I prezzi di un caffè si avvicinano sempre di più a quelli di un aperitivo e le cause sono sempre le stesse: rincari delle materie prime e delle utenze, rivalutazioni Istat sui canoni di locazione sempre più onerose.
L’allarme viene lanciato dai baristi meneghini, molti dei quali, a causa dell’inflazione hanno dovuto ritoccare il listino prezzi sia ai tavolini che al bancone. E la tazzina di caffè è sempre più “amara”. Secondo i dati dell’osservatorio prezzi del Comune di Milano, è proprio il caffè a rappresentare la prima voce di spesa in crescita negli ultimi mesi per gli esercenti: in città il costo dei chicchi è lievitato del 4,3% nell’ultimo anno e del 3,5% tra giugno e luglio portando i chicchi di caffè a 31 euro al chilo.
Così è facile pagare un caffè al bancone 1 euro e 20 centesimi. Michele Monzini, presidente del Consorzio promozione caffè, al Corriere Milano ha spiegato: “Gli aumenti che stiamo subendo risalgono al 2022, a causa di una gelata invernale in Brasile. Già alla fine dell’anno c’è stata una prima crisi dell’Arabica, che ora si è assestata”. Adesso il prezzo alla stelle riguarda la varietà Robusta, considerata la meno nobile che è aumentata del 132 % nell’ultimo anno.
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L’allarme dei baristi
A San Babila, la rinomata e storica pasticceria Bastianello ha portato la colazione con succo di frutta, pasticcino e cappuccino a 11 euro e 20. Un cappuccino costa 2,70 euro, che diventano 5 con servizio al tavolo, mentre l’espresso bevuto in piedi 1,50 euro. Il titolare, Marco Serra, sempre al Corriere, però spiega che il listino non viene ritoccato da almeno 2 anni.
“La nostra miscela è composta prevalentemente da Arabica pregiata, per cui siamo stati meno penalizzati dalle fluttuazioni degli ultimi mesi”. Ma molti proprietari di altri esercizi hanno invece messo mano ai tariffari. E’ il caso del Peter Bar di via Larga: “Nel 2024 abbiamo dovuto aumentare il prezzo della tazzina due volte. È stato inevitabile, due anni fa lo pagavamo 20 euro al chilo, ora siamo arrivati a 31 e ne consumiamo almeno quattro chili al giorno. All’inizio di gennaio l’espresso costava un euro, ora siamo saliti a uno e 20″.
Medesimo prezzo al Caffè visconteo di piazza Duomo dove il titolare Antonio Di benedetto ha dichiarato: “Stimiamo un aumento dei latticini dell’8% in autunno, il cappuccino rischia di superare i due euro”. Infine, all’Illy bar di via Montenapoleone, il più esoso in assoluto, “l’Espresso maestro” è venduto al banco a 2 euro, mentre in ristretto al tavolo arriva a 5 euro e un caffè freddo a 9.
Così, molti titolari temano di perdere la clientela: “Non si possono superare certe cifre, il costo della tazzina è l’indicatore di quanto è caro un bar”. Carlo Squeri, segretario Epam, l’Associazione milanese dei pubblici esercizi ha spiegato: “La frequenza di consumo di caffè da parte degli italiani impone cautela sui rincari. Milano non è comunque la maglia nera dei rincari, la grande concorrenza la rende più abbordabile rispetto ad altre città del Nord”.