Daniele Scardina si racconta a SportMediaset dopo le settimane di coma e dieci mesi di degenza. Ora pensa al futuro con più ottimismo.
Daniele Scardina fa i conti con un futuro che sembrava impossibile. Un anno fa il pugile ebbe un’emorragia cerebrale dopo un malore in allenamento. La vita cambiata in un attimo. Il ricovero, il coma e la lunga degenza. Una carriera messa in stand-by per cercare di riprendersi e restare aggrappato alla quotidianità.
Via il ring e le altre pretese. Soltanto la forza di non mollare, anche quando sembrava impossibile. Ora la situazione è leggermente diversa. Scardina, dopo anni di successi, vive una vita più semplice: in carrozzina, guardando il pugilato alla televisione, si allena con costanza. Un obiettivo alla volta, prima tornare a camminare e poi il resto.
Per farlo ogni mattina pratica esercizi e terapie. In 365 giorni ha bruciato le tappe ed è pronto ulteriormente a sorprendersi e sorprendere. È tornato nel suo quartiere, Rozzano, e con i genitori accanto – come durante il coma – sta vivendo quest’ennesima condizione con la determinazione di sempre.
Non è solo merito suo, molto lo deve anche a Dio. Questo pensa il noto lottatore: “Senza la forza di Nostro Signore sarei morto” – racconta a SportMediaset – una fedeltà senza precedenti la sua. Ora, dopo il risveglio dal coma e le nuove possibilità che il post operatorio sembra offrirgli, è aumentata ulteriormente. “Desidero tornare a camminare e poi pagare un viaggio alla mia famiglia. Mi piacerebbe andare a Formentera”.
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Le idee chiare sono una costante per Scardina, ora – come quando era sul ring – sta combattendo un nuovo round. Non si arrenderà fin quando la campana non sarà suonata, solo che stavolta non ha alcuna intenzione di finire al tappeto. Si è rialzato una volta, può farlo ancora. Non aspetta altro, con lui ci saranno ancora una volta i suoi cari. A fare il tifo per lui, più forte di prima. Una nuova vita lo aspetta, senza guantoni – per il momento – ma con più sogni.