Lo studio è stato condotto da team di ricercatori coordinato da Fabio Facchetti, direttore del Laboratorio di Anatomia patologica dell’università degli Studi di Brescia – Spedali Civili con la collaborazione di Antonio Lavazza del reparto di Virologia dell’Istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna; Enrico Sartori direttore della Clinica Ostetrica e Ginecologica dell’ateneo bresciano/Spedali Civili; Stefano Casola dell’Ifom di Milano e Claudio Tripodo dell’Unità di immunologia oncologica dell’università di Palermo.
Il lavoro è stato pubblicato sul numero di settembre della rivista EBioMedicine.
Le analisi si sono concentrate sulla placenta, prendendo in esame un gruppo di 101 donne che hanno partorito tra febbraio e maggio 2020 agli Spedali Civili di Brescia. I tamponi eseguiti hanno evidenziato 15 casi di positività al coronavirus, 34 negatività e 52 non valutabili.
L’attenzione degli studiosi si è quindi soffermata sul caso di una giovane donna, con una gravidanza tra l’ottavo e il nono mese, ricoverata per la comparsa di febbre e altri sintomi riconducibili a Covid-19.
Sottoposta a tampone, è risultata positiva. Al momento del parto, che è stato indotto, è venuto alla luce un neonato maschio. A 24 ore dalla nascita il bambino è risultato positivo tanto da sviluppare una polmonite con difficoltà respiratoria, per fortuna non di grave entità.
I medici hanno quindi condotto le analisi su diverse componenti della placenta arrivando a scoprire cellule infiammatorie nel sangue materno.
Il ricorso a strumenti di indagine molto sofisticati come il microscopio elettronico hanno poi permesso di rintracciare elementi di infezione anche nel bambino, in particolare nei suoi globuli bianchi.
A proposito di questa scoperta, il coordinatore dello studio, Fabio Facchetti ha spiegato: ” Gli effetti e le conseguenze del nuovo coronavirus sulle donne in gravidanza e sui neonati sono poco conosciuti, ma la crescente segnalazione di casi di madri affette da Covid-19, i cui neonati hanno presentato segni di infezione precoce dopo la nascita, hanno indicato che la trasmissione di Sars-CoV-2 da madre a figlio è un evento possibile. I risultati del nostro studio dimostrano per la prima volta che la trasmissione verticale dell’infezione è possibile, seppur rara, e che essa si verifica mediante il passaggio del virus da cellule circolanti materne ai villi coriali della placenta”.