Renato Vallanzasca rimane in carcere. La decisione dei giudici inorridisce i legali

I giudici della Cassazione respingono il ricorso avanzato dagli avvocati di Renato Vallanzasca decidendo: “Deve rimanere in carcere”. Le motivazioni alla base della scelta

E’ stato respinto, per l’ennesima volta, il ricorso presentato dai legali di Renato Vallanzasca, l’ex re della mala milanese, dei domiciliari. Il detenuto rimarrà in carcere, sostengono i giudice della Corte di Cassazione, spiegando: “Il deterioramento cognitivo c’è, ma il detenuto può essere curato in cella”.

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Renato Vallanzasca resta in carcere. La scelta dei giudici della Cassazione respinge i domiciliari (ansa) milano.cityrumors.it

La decisione giunge ieri, venerdì primo dicembre 2023, e dopo la pronuncia degli ermellini e il loro diniego alla richiesta avanzata dai legali che da tempo si battono per farlo uscire dal carcere con la formula del differimento pena ai domiciliari sulla base di una relazione medica che certifica il suo “deterioramento cognitivo” irreversibile e aggravato dalla detenzione, promettono di ricorrere nuovamente.

Renato Vallanzasca rimane in carcere. La decisione dei giudici di Milano

L’ex protagonista della mala milanese degli anni ‘70 e ‘80, Renato Vallanzasca, ora 73enne, ha già trascorso oltre 50 anni in carcere dove sta scontando 4 ergastoli e 295 anni a seguito di omicidi e rapine. Il caso dell’ex re della malavita lombarda è finito davanti i giudici della Corte di Cassazione dopo che i legali del detenuto, gli avvocati Corrado Limentani e Paolo Muzzi, hanno presentato ricorso contro la decisione del Tribunale di sorveglianza di Milano che, lo scorso maggio, ha respinto la richiesta di detenzione domiciliare in una struttura adatta.

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Renato Vallanzasca resta in carcere. La scelta dei giudici della Cassazione respinge i domiciliari (ansa) milano.cityrumors.it

Il motivo della richiesta avanzata dal team di legali è lo stato di salute di Vallanzasca, ritenuto compromesso a livello cognitivo. Ma per i magistrati milanesi, pur riconoscendo la problematica cognitiva dell’uomo, hanno comunque deciso che l’anziano detenuto può essere curato nel carcere di Bollate dove attualmente è rinchiuso essendoci trattamenti di tipo conservativo e farmacologico a disposizione anche in carcere.

Alla richiesta dei legali di Renato Vallanzasca si era aggiunta nel giugno scorso anche l’ex moglie del 73enne, Antonella D’Agostino, chiedendo in una lettera che l’ex coniuge venga curato fuori dalla casa circondariale milanese e che non venga“umiliato un uomo che ora è solo l’ombra di se stesso”. Nell’accorato messaggio inviato poi all’ANSA, la donna scriveva, come riporta anche il Giornale: “Forse merita un po’ di pietà Renato. Mi chiamo Antonella D’agostino e sono stata sua moglie. Il nostro è stato un amore fraterno più che un incontro folgorante tra un uomo e una donna. Ci siamo conosciuti che lui era un bambino. Io anche. Uno ‘scugnizzo’ di via del Giambellino, strada di Milano che, negli anni delle bombe, del terrorismo e della droga era conosciuta come malfamata e violenta. Sua madre che lui ha sempre difeso, come è giusto che sia, non lo guardava, lui spavaldo diceva che andava tutto bene ma noi nel quartiere sapevamo che non era vero ed erano più le volte che mangiava qua e là che a casa sua”.

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