Dolore al seno: finalmente svelato chieramente quando preoccuparsi e quando no, ci si salva la vita

Provare dolore al seno può generare preoccupazione in una donna, ma a volte non è necessario spaventarsi. Ecco quando invece si deve consultare il medico.

Allarmarsi quando si avverte un sintomo particolare può essere più che normale, anche per chi di natura non soffre di ansia. Questa sensazione può essere però più forte in presenza di determinati problemi, che si può tendere ad associare a malattie gravi, come può essere il caso del dolore al seno. In questi casi sono tante le donne che pensano che questo possa essere un segnale da non sottovalutare e legato al tumore, ma non è detto che sia sempre così.

dolore al seno
Il dolore al seno spesso può generare preoccupazione – Foto | Milano.cityrumors.it

Parlarne con il proprio medico quando si avverte qualcosa di anomalo può essere comunque importante, in modo tale da capire se sia necessario fare approfondimenti o se il malessere sia da ricondurre ad altro. Una volta individuata la causa sottostante, sarà possibile capire come agire.

Dolore al seno: è davvero necessario preoccuparsi?

Non è così infrequente riscontrare un dolore al seno, anzi ci sono delle fasi in cui questo sintomo può essere considerato “normale”. Spesso, infatti, si verifica nelle donne in età fertile, poco prima dell’arrivo delle mestruazioni, ma anche durante gravidanza e allattamento e in menopausa, oltre che come conseguenza dell’assunzione di diversi farmaci.

Ci sono delle patologie che possono portare ad averlo. E’ il caso, ad esempio, della mastopatia fibrocistica, causata dalla presenza di diversi noduli nella mammella, tutti di natura benigna, che può comparire soprattutto tra i 30 e i 50 anni. I noduli sono spesso avvertiti già al tatto e sono rotondeggianti e mobili, possono diventare più grandi poco prima dell’arrivo del flusso mestruale. Effettuare l’autopalpazione una volta al mese in modo tale da avvertire eventuali modifiche al tessuto è importante.

donna autopalpazione seno
Ogni donna dovrebbe fare l’autopalpazione seno una volta al mese – Foto | Milano.cityrumors.it

Raramente il dolore è associato al tumore, anche se nelle prime occasioni in cui lo si avverte si tende subito a pensare a quello. Anzi, il carcinoma nella maggior parte dei casi è silente, mentre a destare sospetto possono essere la retrazione del capezzolo, pelle a buccia d’arancia e ingrossamento dei linfonodi ascellari. A volte, invece, si può andare incontro a un ascesso mammario, che provoca dolore locale, eritema e pelle a buccia d’arancia, in alcuni casi associati a brividi e febbre. Da non trascurare anche la possibilità di avere un’ectasia duttale, che porta alla dilatazione di uno o più dotti galattofori inella regione sotto-areolare, spesso assoicato a prurito attorno all’areola.

Gli esami diagnostici da effettuare

E’ comunque sempre bene rivolgersi al medico se si nota dolore al seno, specialmente se non lo si è mai avvertito prima, in modo tale da individuare insieme eventuali cause. Non si deve sottovalutare la situazione se il dolore diventa via via più intenso e costante, se è talmente forte da impedire le normali attività e se si avvertono i sintomi di un’infezione, come gonfiore, arrossamento e calore o compare la febbre.

Una volta effettuata l’anamnesi, il medico effettua inizialmente un esame obiettivo, che consente in una palpazione, in modo tale da capire già al tatto quali siano le caratteristiche della ghiandola mammaria. Si valutano in questa fase anche eventuali segni cutanei, oltre alle secrezioni dal capezzolo e allo stato delle regioni ascellari.

Dopo i 40 anni (prima se ci sono casi di cancro al seno in famiglia) è bene sottoporsi almeno una volta l’anno alla mammografia, radiografia che permette di individuare lesioni anche molto piccole, micro-calcificazioni o altri segni indiretti di un tumore. L’apparecchiatura comprime l’organo, in modo tale da vedere la lastra sul computer. A volte si rende necessaria anche l’ecografia mammaria (esame consigliato dai 25 anni), che consiste in un esame a ultrasuoni per esaminare le strutture del seno, volto a differenziare i noduli di consistenza solida da quelli liquidi, come le cisti. Se l’esito dovesse risultare incerto, la paziente viene invitata a fare l’agoaspirato, un prelievo di un campione di cellule dalla zona interessata. A questo segue lo studio citologico per capire se ci sia presenza di cellule neoplastiche.

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