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Economia

Dalla Lombardia il grido d’allarme sul settore idroelettrico: “Concessioni ferme, bloccati oltre 16mila posti di lavoro”

Le concessioni nel settore idroelettrico ricalcano quanto già visto per le spiagge. Le procedure sono ferme, ma uno sblocco significherebbe miliardi di investimenti.

Per rilanciare gli investimenti e l’occupazione nel settore idroelettrico, è necessario risolvere quanto prima il nodo delle concessioni. Parola dell’economista Alessandro Marangoni, ceo di Althesys (Teha Group) durante l’evento Aquawatt che si è svolto a Piacenza.

Dalla Lombardia il grido d’allarme sul settore idroelettrico: “Concessioni ferme, bloccati oltre 16mila posti di lavoro” – MilanoCityrumors.it

Mettere mano a un progetto di rinnovamento degli impianti – ha spiegato Marangoni – vale oggi fino a 15 miliardi in dieci anni con un aumento medio della producibilità compreso tra il 10% e il 20%, nell’idea di preservare un patrimonio che per l’intero parco idroelettrico italiano si aggira tra i 35 e 50 miliardi di euro. Notevoli anche le ricadute sul sistema socio-economico, dirette e indirette: valgono per l’economia 3,2 miliardi annui con la creazione di 16.500 posti di lavoro”.

Per comprendere a fondo la questione bisogna chiarire che gli impianti idroelettrici in Italia, siano essi bacini, centrali o dighe, sfruttano l’acqua, che è un bene pubblico. Per poterla utilizzare le aziende devono avere una concessione di derivazione idrica, solitamente rilasciata dalle Regioni o dallo Stato. Il pubblico, insomma, affida in gestione a un privato una centrale o una diga per un periodo che va dai 20 ai 30 anni.

Concessioni dell’idroelettrico: gare ferme, conflitti, ricorsi, burocrazia

Quando la concessione scade deve essere rinnovata, oppure rimessa a gara. Se avete già letto di questioni simili è perché la medesima problematica si è presentata con le spiagge, un settore per il quale l’estate 2025 è stata caratterizzata da un forte pressing dell’opinione pubblica. Sta di fatto che nel nostro Paese quasi l’86% delle concessioni del settore idroelettrico sono scadute o lo saranno entro il 2029.

Ciò significa che ci si trova in una specie di limbo giuridico fatto di nuove gare ferme, conflitti tra normative nazionali ed europee, ricorsi giudiziari, lentezza burocratica. E se le concessioni delle spiagge rappresentano una grana non da poco per la politica, quelle di derivazione idrica potrebbero portare ad un vero e proprio dramma per l’economia. I gestori tendono infatti di conseguenza a mantenere bloccati ammodernamenti e manutenzione.

Concessioni dell’idroelettrico: gare ferme, conflitti, ricorsi, burocrazia – MilanoCityrumors.it

Si tratta di investimenti miliardari, che non sarebbero ripagati qualora la concessione non venisse rinnovata. Secondo l’economista il totale degli investimenti bloccati sarebbe di 15 miliardi di euro, e verrebbero creati 16.500 posti di lavoro se le procedure venissero sbloccate. In uno scenario no-action si registrerebbe una perdita pari al 30% della produzione al 2040.

L’idroelettrico – ha ricordato Marangoni – è strategico per il sistema energetico italiano, sia in termini di sicurezza energetica garantendo in linea teorica un risparmio fino a 3 miliardi di euro rispetto al gas, sia per la stabilità del sistema attraverso gli accumuli assicurati dai pompaggi”.

L’economista Marangoni: “Un’anomalia tutta italiana”

L’idroelettrico è un elemento chiave per il settore elettrico: in Italia sono presenti 4.907 impianti per una potenza efficiente lorda di 19,6 GW. Nel 2024 il segmento ha rappresentato il 19% della capacità produttiva elettrica totale e il 40% di quella rinnovabile. L’età media delle centrali idroelettriche è superiore agli 80 anni (oltre la metà della capacità risale a prima del 1960) con necessità di interventi di ammodernamento per mantenere le attuali potenzialità produttive.

Negli ultimi 20 anni è scesa la capacità di invaso a causa, tra l’altro, del cambiamento climatico, della competizione con gli altri utilizzatori dell’acqua come l’agricoltura, delle limitazioni imposte alla manutenzione straordinaria e per il dragaggio degli interrimenti dei bacini.

Sbloccare le concessioni – ha concluso Marangoni – significa affrontare l’anomalia tutta italiana nel panorama Ue per cui non c’è reciprocità della regolazione sulle concessioni tra le diverse nazioni. Occorre anche garantire all’operatore uscente il rientro di tutti gli investimenti già realizzati e che la durata delle concessioni/autorizzazioni sia coerente con gli investimenti da realizzare”.