Sentieri di Celluloide
– Milano nel cinema –
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“ROMANZO POPOLARE”
La commedia all’italiana è finita, quando i registi hanno smesso di prendere l’autobus.
– Mario Monicelli –
Vincenzina davanti alla fabbrica,
Vincenzina il foulard non si mette più.
Una faccia davanti al cancello che si apre già.
Vincenzina hai guardato la fabbrica,
come se non c’è altro che fabbricae hai sentito anche odor di pulito
e la fatica è dentro là…Zero a zero anche ieri ‘sto Milan qui,
sto Rivera che ormai non mi segna più,
che tristezza, il padrone non c’ha neanche ‘sti problemi qua.
Vincenzina davanti alla fabbrica,
Vincenzina vuol bene alla fabbrica,
e non sa che la vita giù in fabbrica
non c’è, se c’è com’è ?(Enzo Jannacci- “Vincenzina e la fabbrica”)
Le case popolari di Sesto San Giovanni, il quartiere di Lambrate, le fabbriche, gli operai, le lotte sindacali, i cortei e gli scontri di piazza, la nebbia che, immalinconisce le giornate. C’è sempre Milano a far da sfondo a “Romanzo popolare”. Diretto da Mario Monicelli, nel 1974, sceneggiato insieme a Age ( Agenore Incrocci ) & Scarpelli ( Furio Scarpelli ), con protagonisti Ugo Tognazzi Ornella Muti e Michele Placido con la collaborazione, per i testi in spiccato accento milanese, con piccanti battute dialettali, di Beppe Viola, celebre giornalista sportivo, e Enzo Jannacci, autore della colonna sonora in cui spicca la canzone: Vincenzina e la fabbrica.
Monicelli, padre della commedia all’italiana con il suo titolo seminale: “I soliti ignoti“, del 1958 firma uno dei maggiori successi cinematografici del genere raccontando una storia ironica e malinconica che si amalgama in un paradossale dramma della gelosia, trattando temi quali il conflitto tra nord e sud, le differenze sociali tra la classe operaia e quella imprenditoriale, l’emancipazione femminile e l’irrompere di nuovi costumi nella società italiana, tutta narrata abilmente con forti tinte comiche.
Giulio Basletti, quartantaduenne operaio milanese, attivista sindacale tifoso del Milan, si sposa con Vincenzina, di 25 anni più giovane, figlia di un collega emigrante dal sud Italia, la quale fu tenuta da lui stesso a battesimo.
Tutto va bene in famiglia, rallegrata dalla nascita di un bambino, fino al giorno che nella loro quotidianità entra casualmente un’altra persona.
Durante una manifestazione politica, all’esterno della fabbrica, l’agente del reparto “Celere”, Giovanni Pizzullo, viene colpito alla testa da un oggetto di metallo. Il poliziotto risale al colpevole, un amico del Blasetti, e lo rintraccia nella casa dei parenti di Vincenzina, durante il pranzo domenicale, dove incrocia per la prima volta lo sguardo della ragazza.
Risolto il caso, la stessa passione per il calcio, Giulio e Giovanni diventano amici, e sempre più spesso l’agente frequenta la loro abitazione. Quando il Basletti si reca in Campania, al funerale di un parente di Vincenzina, avviene l’adulterio.
Tormentato dal sospetto del tradimento, Giulio scopre che i suoi timori sono fondati. Una lettera anonima rende di dominio pubblico la notizia, scatenando la rabbia del Blasetti che caccia la moglie da casa.
Per vendicare il suo onore Giulio, armato, si reca a casa di Giovanni e durante un furioso battibecco il poliziotto gli rivela di essere lui l’autore della lettera anonima.
Vincenzina, nascosta in bagno indignata e in lacrime fugge dalla finestra abbandonandoli entrambi, decisa a scegliere il proprio avvenire autonomamente.
Il ritratto di una Milano operaia, sostenuto dallo sfondo di una credibile periferia popolare con i suoi enormi casermoni satellitari e dalle fabbriche, si sviluppa dall’inizio della storia, quando Giulio Blasetti lascia il suo modesto monolocale, il pied-a-terre sul naviglio, le cui finestre si affacciano sulla Darsena.
Darsena – casa di ringhiera (l’unica con il balcone)
I novelli sposi vanno ad abitare nelle case popolari in via Antonio Maffi, Sesto San Giovanni, occupando l’appartamento della Nuova Torretta, Sesto Piano Scala c. L’entrata in scena dell’agente di polizia Giovanni Pizzullo, colpito da un oggetto di metallo, lanciato da un operaio amico del Blasetti, avviene davanti ai cancelli della fabbrica ex Innocenti, nel quartiere di Lambrate, in via Rubattino. Individuato l’autore del lancio, con una vistosa ferita alla testa, il poliziotto lo rintraccia nell’appartamento degli amici del Basletti, una casa di ringhiera in via dei Transiti, una laterale di via Padova, dove incontrerà per la prima volta Vincenzina.
Lo storico cinema per adulti, dove il Basletti porta la moglie minorenne, pretendendo di farla entrare, è il cinema Abanella, in via Bottelli nel quartiere Greco, chiuso definitivamente nel 1981, nel quale è ambientata la
memorabile discussione tra il Blasetti e il proprietario interpretato da Beppe Viola, che si ritaglia un’indimenticabile cameo. Non poteva mancare il “Bar dello Sport”, dove il Basletti con i suoi amici si radunano prima di andare allo stadio di San Siro. Fortemente voluto da Tognazzi, Viola e Jannacci, tutti e tre tifosi del Milan, situato in via Don Luigi Guanella, in zona Precotto.
La scena del primo incontro tra Vincenzina e Giovanni dove si consuma l’adulterio, è stato girato nel quartiere Greco, sulla salita di via Emilio De Marchi, in un “casotto” nei pressi dei binari della ferrovia. Corroso dalla gelosia, convinto che la moglie lo tradisca, il Basletti, decide di pedinarla, perdendo le sue tracce in Piazza Cinque Giornate, alla fermata dei tram della linea 20 e 13.
La caserma dove presta servizio Pizzullo è quella di via Tiepolo, nei pressi di Piazza Novelli, mentre la sua abitazione si trova al piano terreno di una palazzina di via Luigi Capuana a Quarto Oggiaro. Ed è proprio nel quartiere di Quarto Oggiaro che si chiude il film, mentre il Basletti cammina solitudine tra via Graf e via De Pisis con la speranza di incontrare Vincenzina trasferitasi, con il figlio, in una nuova casa, lasciandosi alle spalle una storia di gelosia, il peggiore dei difetti, che fa vittime da entrambe le parti.
La Madonnina è stata testimone di tante storie cinematografiche, ma quella che meglio descrive i profondi legami familiari, in una Milano grigia inospitale per la gente del Sud Italia, che la gente proveniente dal sud Italia la raggiunge piena di speranza, è raccolta in “Rocco e i suoi fratelli” diretto da Luchino Visconti nel 1960.
Ma questa è un’altra storia…
“A ben Arrivederci”
Joe Denti