Sentieri di Celluloide
– Milano nel cinema –
“ITALIA A MANO ARMATA”
“Nei tanti film che ho interpretato nel ruolo del funzionario di Polizia ho cercato sempre di impostare una figura umana di poliziotto. Niente Superman, niente James Bond, ma solo un uomo comune.”
(Maurizio Merli)
Il 10 marzo 1989, l’attore Maurizio Merli, mentre stava giocando a tennis, al circolo “Casetta Bianca”, sulla via Cassia, a Roma, fù improvvisamente colto da un infarto. Sia pur prontamente soccorso e trasportato in ospedale, vi giunse già privo di vita. Moriva così, a soli 49 anni, Il “Commissario di ferro“, icona del poliziesco italiano, proprio quando si stava prospettando il suo ritorno sul grande schermo nel ruolo del Commissario Betti.
“Se un giorno dovessi accorgermi di piacere moltissimo ai critici e non più al pubblico… Beh allora non proverei più gusto nel lavoro e smetterei.
(Maurizio Merli)
La figura del Commissario Betti, noto agli appassionati del genere poliziesco italiano, come: “Il Commissario di ferro”, prende vita nel 1975, grazie al regista Marino Girolami e lo sceneggiatore Vincenzo Mannino, che lo fanno protagonista in: “Roma violenta”, primo capitolo della Trilogia a lui dedicata, al quale seguiranno:”Napoli violenta”, e “Italia a mano armata”.
Inizialmente la produzione avrebbe voluto, nel ruolo di Betti, l’attore Richard Harrison, ma fu proprio Girolami a caldeggiare la scrittura di Maurizio Merli, dopo averlo notato nello sceneggiato televisivo trasmesso dalla Rai “Il giovane Garibaldi”, nei panni di un giovane “Eroe Dei due Mondi”. Il protagonista doveva apparire iconograficamente simile a Franco Nero, icona del Western italiano, reduce dal grande successo ottenuto con:” La polizia incrimina, la legge assolve”, per la regia di Enzo G. Castellani, tanto che Merli si fece crescere appositamente i baffi, che poi diverranno uno dei suoi marchi di fabbrica.
“Non mi reputo bello, Non mi considero un divo. Ciò che desidero è poter sempre meglio imparare il mio mestiere, costruirmi pezzo su pezzo, perfezionarmi.”
(Maurizio Merli)
Alto, biondo, baffuto, atletico fino al punto di non usare controfigure nelle scene più spericolate, Merli fa di : “Io so fare solo il poliziotto”, il suo credo per costruire l’immagine del Commissario di Polizia Betti, spavaldo, temerario, dedito al dovere. Sempre in conflitto con i superiori e coi magistrati, spesso agisce in maniera dura, memore della tragica morte del fratello avvenuta nei fatti narrati in” Roma violenta”. Dimissionario alla fine del primo capitolo, in :”Napoli violenta”, vieni reintegrato nel servizio e trasferito nella città partenopea, dove riuscirà a sgominare l’organizzazione di un potente camorrista.
Nel terzo film, Betti è in servizio a Torino, dove prima sgomina una banda di rapinatori, per poi affrontare un delicato caso : Il rapimento di alcuni bambini prelevati da uno scuolabus. Le indagini porteranno Betti a rintracciare il covo dei rapinatori nei dintorni di Milano. I bambini vengono liberati, ma uno di loro e muore ucciso da uno dei componenti della banda, che insieme ai complici riesce a fuggire. I rapinatori vengono poi presi uno ad uno, ma Betti è convinto che dietro tutta la manovra ci sia il Jean Albertelli ( John Saxon), facoltoso uomo d’affari milanese, nonché trafficante di droga. Albertelli riesce ad incastrare il commissario facendolo arrestare per l’omicidio di un suo scagnozzo. Betti, innocente, viene finalmente liberato dopo che qualcuno ha cercato di ucciderlo in carcere, e torna sulle tracce di Albertelli. L’epilogo è al porto di Genova, con l’uomo d’affari che viene ucciso da un suo sottomesso. Liberatosi del suo nemico, “Il Commissario di ferro”, mentre cammina nei pressi del lungomare, viene assassinato con una raffica di mitra sparata da ignoti a bordo di una Fiat 127.
“Italia a mano armata”, diretto da Mario Girolami, che si firma con lo pseudonimo di Franco Martinelli, alimentato dalla coinvolgente colonna sonora, firmata da Franco Michelazzi, di cui il tema principale è stato utilizzato da Quentin Tarantino in: “Grindhouse – A prova di morte“, si sviluppa tra Torino, Milano e Genova. Le sequenze girate nel capoluogo Lombardo sono state realizzate in: via Fatebenefratelli, dove ha sede il comando della Questura di Milano. L’adrenalinica sequenza in cui il Commissario Betti insegue uno dei malviventi è stata realizzata sui tetti di via Camperio, dove il commissario Betti rischia di sfracellarsi a terra. L’ospedale di Niguarda Ca’ Granda è Il luogo dove Betti viene ricoverato dopo il grave incidente. I bambini sequestrati, sono tenuti nascosti alla Cascina Carlotta, in via Tolstoj a San Giuliano Milanese. Il rocambolesco inseguimento in auto parte da via Farini, per poi oltrepassare il ponte mobile in via Ludovico il Moro e terminerà in piazza Axum, nei pressi dello stadio Meazza, in zona San Siro.
Tra i primi due capitoli e il terzo della Trilogia del “Commissario di ferro”, Maurizio Merli girerà un altro titolo di genere : “Paura in città”, per la regia di Giuseppe Rosati.
Ma questa è un’altra storia…
“A ben Arrivederci”
Joe Denti